The Android’s Dream può essere considerato la risposta alla seguente domanda:
E’
possibile scrivere un buon libro di SF sul tema Military SF, ovvero su
una delle branche della fantascienza più lette e su cui si sono espressi
negli anni moltissimi autori di gran livello?
La risposta è sì, se lo scrittore è John Scalzi, capace di creare
opere con idee nuove (Il transumanesimo di Old Man's War) o con una
bella dose di ironia, come nel caso di The Android’s Dream.
Ho
sempre ritardato la lettura di quest'opera, ritenendola un’opera minore. Forse mi fregava il titolo, "Il sogno dell’androide", che mi faceva
pensare a quel mostro sacro che ha scritto Il Cacciatore di Androidi (Do Androids Dream of Electric Sheep?)…..
Avevo torto.
Uno dei migliori libri di Scalzi comincia così:
“Dirk Moeller non sapeva se era in grado di creare un incidente diplomatico scorreggiando. Ma era pronto a scoprirlo.”
È
l'inizio di un romanzo alla Scalzi, dove un’umanità che si è espansa su
vari sistemi stellari vive a contatto con varie civiltà aliene e con le
quali intraprende rapporti commerciali. Ma la politica di ‘balance of
power’ non è semplice, inoltre gli esseri umani non sono i più cazzuti
sulla piazza e anzi noi umani ci barcameniamo tra civiltà aliene più avanzate, più
ricche e (quello che conta) più potentemente armate.
Sulla Terra si
vive ormai a contatto con molte razze aliene (una bellissima battuta
del libro, che in italiano non rende purtroppo, dice: ‘Gli alieni? Quali? Quelli da altre stelle o quelli da altri paesi?”), e i sentimenti xenofobi non mancano.
Quando
un rappresentante di una di queste razze aliene è ammazzato a scorregge
da un diplomatico umano flatulento e poco propenso ai rapporti
interstellari ecco che cominciano i guai, complicati dal fatto che
l’alieno ammazzato è, anzi era, un importante diplomatico di una delle civiltà più avanzate e
potenti…
Fin qui sembrerebbe un romanzo divertente e forse un poco
cialtrone, ma al contrario si tratta di un'opera di SF 'soft' (dove
l'aspetto tecnologico fa da contorno alla narrazione) con ottimi spunti.
Un poco Men in Black, un poco Old Man’s War
(l'universo narrrativo assomiglia a quello e pure lo spunto sul
transumanesimo), è un'opera di fantascienza con tanta ironia e satira,
dove non mancano dei precisi riferimenti a episodi del mondo
contemporaneo (il presidente degli Stati Uniti è in Texas a parlare con i
bimbi dell'asilo durante l'episodio delle flatulenze assassine), anzi
Scalzi si è divertito a tracciare un parallelismo con le vicende del
mondo contemporaneo (la battaglia delle Nazioni Unite in un pianeta dal
suono vagamente arabo, Chagfun, e la battaglia memorabile di Pajimhi).
Personalmente
ho apprezzato molto la trattazione dei personaggi, descritti con una
certa dose di dettagli (e di amarezza a volte), unita all’ironia e
all’ottimo modo di scrivere di Scalzi.
Non è un romanzo al livello di Old Man’s War, ma la consiglio per quello che è: un’ottima lettura di SF.
Insomma, anche se l’ultima sua opera (Redshirts, che ho recensito nel mio blog) mi ha deluso, per me Scalzi rimane uno dei migliori giovani autori di SF in circolazione.
2 commenti:
Veramente l'opera di Philip K. Dick a cui ti riferisci non si chiama Blade Runner, quel romanzo (molto diverso, ma altrettanto buono e interessante) fu scritto da Alan Nourse, il titolo piacque così tanto che lo scelsero per il film, per cui ne comprarono i diritti dall'autore.
si hai ragione. Grazie della segnalazione
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