Oggi riprendo un articolo uscito su Le Scienze, dal titolo "Il destino delle Alpi: poca neve e inverni brevi", dove si riportano i risultati di uno studio realizzato da un gruppo di ricercatori svizzeri.
Secondo quanto riportato entro il 2100, la copertura nevosa delle Alpi diminuirà di una percentuale variabile tra il 30 e il 70 per cento, a seconda di come procederà nei prossimi decenni il riscaldamento globale, e la stagione invernale si accorcerà di 15-30 giorni.
Lo rivela un nuovo studio climatologico svizzero, sottolineando il forte impatto di questo mutamento sulle attività turistiche che dipendono dagli sport invernali.
Lo studio si concentra sugli effetti economici del riscaldamento globale, si afferma infatti che la durata della stagione invernale tenderà sempre più ad accorciarsi: il suo inizio sarà infatti ritardato di un periodo tra due settimane e un mese. Per gli amanti degli sport invernali, ciò si tradurrebbe nell’impossibilità di praticare lo sci al di sotto dei 2500 metri di quota.
Mi vengono in mente i ragionamenti portati avanti dal consorzio Alplinks di cui ho già scritto in un precedente post.
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