lunedì 31 ottobre 2016

L’indovinello di Einstein (Einstein’s Riddle)


Su una strada ci sono cinque case dipinte in cinque colori differenti. In ogni casa vive una persona di differente nazionalità. Ognuno dei padroni di casa beve una differente bevanda, fuma una differente marca di sigarette e tiene un animale differente.

Domanda: a chi appartiene il pesciolino?

Gli indizi:
  1.  L'inglese vive in una casa rossa.
  2.  Lo svedese ha un cane.
  3.  Il danese beve tè.
  4.  La casa verde è all'immediata sinistra della casa bianca.
  5.  Il padrone della casa verde beve caffé.
  6.  La persona che fuma le Pall Mall, ha degli uccellini.
  7.  Il proprietario della casa gialla fuma le Dunhill's.
  8.  L'uomo che vive nella casa centrale, beve latte.
  9.  Il norvegese vive nella prima casa.
  10.  L'uomo che fuma le Blends, vive vicino a quello che ha i gatti.
  11.  L'uomo che ha i cavalli, vive vicino all'uomo che fuma le Dunhill's.
  12.  L'uomo che fuma le Blue Master, beve birra.
  13.  Il tedesco fuma le Prince.
  14.  Il norvegese vive vicino alla casa blu.
  15.  L'uomo che fuma le Blends, ha un vicino che beve acqua.
Bello vero? Adesso ragioniamo sulla soluzione. Le case sono 5 e per ciascuna occorre individuare 5 indizi. Si tratta quindi di ‘indovinare’ 25 elementi, avendo a disposizione 15 indizi, i restanti 9 (per arrivare al pesciolino) dobbiamo dedurli.

LA SOLUZIONE

Per una semplice risoluzione è fondamentale la disposizione spaziale delle case che servirà per le deduzioni. Posizioniamo le case nel modo seguente, da sinistra verso destra:
  • Casa 1
  • Casa 2
  • Casa 3
  • Casa 4
  • Casa 5

In questo modo la Casa 1 è quella più a sinistra e la 5 quella più a destra. Ricordiamo che le case sono disposte su una strada e ragioniamo sugli indizi:

Indizio 8: L'uomo che vive nella casa centrale, beve latte.

Indizio 9: Il norvegese vive nella prima casa.

Indizio 14: Il norvegese vive vicino alla casa blu.

Questo sono i primi indizi per ‘popolare’ la nostra dislocazione:
  • Casa 1: NORVEGESE
  • Casa 2: BLU
  • Casa 3: LATTE
  • Casa 4:
  • Casa 5:
Qui finiscono le indicazioni di posizione, ora tocca ragionare sugli altri indizi:

Indizio 4: La casa verde è all'immediata sinistra della casa bianca.

Indizio 5: Il padrone della casa verde beve caffè.

La casa 1 non può essere verde perché la 2 dovrebbe essere bianca, mentre già sappiamo che è blu.

La casa 3 non può essere verde perché il proprietario beve latte. Ne consegue che la casa verde è la 4 e abbiamo quindi altri 2 indizi:
  • Casa 1: NORVEGESE
  • Casa 2: BLU
  • Casa 3: LATTE
  • Casa 4: VERDE; CAFFE’
  • Casa 5: BIANCA
Tocca completare i colori, leggendo gli indizi deduciamo che i colori mancanti sono il rosso e il giallo. Sappiano inoltre che:

Indizio 1: L'inglese vive in una casa rossa.

Nella casa 1 vive il norvegese, il rosso quindi va piazzato sull’altra casa (la 3) dove vive l’inglese. Ne consegue che il norvegese vive nella casa gialla
  • Casa 1: GIALLA; NORVEGESE
  • Casa 2: BLU
  • Casa 3: ROSSA; INGLESE; LATTE
  • Casa 4: VERDE; CAFFE’
  • Casa 5: BIANCA
I colori sono tutti piazzati. Abbiamo colorato ogni casa. Andiamo avanti, altro indizio:

Indizio 7: Il proprietario della casa gialla fuma le Dunhill's.

Indizio 11: L'uomo che ha i cavalli, vive vicino all'uomo che fuma le Dunhill's. 
  • Casa 1: GIALLA; NORVEGESE; DUNHILL’S
  • Casa 2: BLU; CAVALLI
  • Casa 3: ROSSA; INGLESE; LATTE
  • Casa 4: VERDE; CAFFE’
  • Casa 5: BIANCA
Adesso entriamo in un terreno sdrucciolevole e diventa difficile. A mio modesto parere occorre lavorare sulle Blends, gli indizi infatti sono preziosi:

Indizio 10: L'uomo che fuma le Blends, vive vicino a quello che ha i gatti.

Indizio 15: L'uomo che fuma le Blends, ha un vicino che beve acqua.

Sicuramente le Blends non sono fumate nella casa 5 perché l’unico vicino beve caffè. I candidati per le Blends sono dunque le case 2,3,4 (nella 1 già si va di Dunhill’s). Ci troviamo ad un ‘bivio logico’: Per procedere dobbiamo fare delle ipotesi che verificheremo procedendo. Se le ipotesi saranno confermate arriveremo alla soluzione, se invece troveremo un assurdo torneremo sui nostri passi, vagliando le ipotesi rimanenti.

Ipotizzo che le Blends siano fumate nella casa 4. L’immediata conseguenze è che in casa 5 sono astemi e salutisti.
  • Casa 1: GIALLA; NORVEGESE; DUNHILL’S
  • Casa 2: BLU; CAVALLI
  • Casa 3: ROSSA; INGLESE; LATTE
  • Casa 4: VERDE; CAFFE’; Blends
  • Casa 5: BIANCA; acqua
Se è vera l’ipotesi allora, sapendo che:

Indizio 3: Il danese beve tè.

Ne consegue che il danese è nella casa 2
  • Casa 1: GIALLA; NORVEGESE; DUNHILL’S
  • Casa 2: BLU; CAVALLI; Danese,
  • Casa 3: ROSSA; INGLESE; LATTE
  • Casa 4: VERDE; CAFFE’; Blends
  • Casa 5: BIANCA; acqua
Abbiamo 4 bevande su 5, possiamo inferire che in casa 1 si beve birra, ma:

Indizio 12: L'uomo che fuma le Blue Master, beve birra.

Mentre sappiamo che in casa 1 si fumano le Dunhill’s. 
L’ipotesi fatta che in casa 4 si fumino le Blends è quindi sbagliata. Facciamo quindi un passo indietro, tornando agli indizi e alle conclusioni già assodate

Indizio 10: L'uomo che fuma le Blends, vive vicino a quello che ha i gatti.

Indizio 15: L'uomo che fuma le Blends, ha un vicino che beve acqua.
  • Casa 1: GIALLA; NORVEGESE; DUNHILL’S
  • Casa 2: BLU; CAVALLI
  • Casa 3: ROSSA;INGLESE;LATTE
  • Casa 4: VERDE; CAFFE’
  • Casa 5: BIANCA

Abbiamo dimostrato che le Blends si possono fumare solo in 2 o 3. Possiamo rifare il giochino e ipotizzare che le Blends siano in casa 3:
  • Casa 1: GIALLA; NORVEGESE; DUNHILL’S
  • Casa 2: BLU; CAVALLI; Acqua
  • Casa 3: ROSSA;INGLESE; Blends; LATTE
  • Casa 4: VERDE; CAFFE’; gatti
  • Casa 5: BIANCA
Abbiamo ora un indizio chiaro: 

Indizio 3: Il danese beve tè.

Il danese sta quindi nella Casa 5
  • Casa 1: GIALLA; NORVEGESE; DUNHILL’S
  • Casa 2: BLU; CAVALLI; Acqua
  • Casa 3: ROSSA;INGLESE; Blends; LATTE
  • Casa 4: VERDE; CAFFE’; gatti
  • Casa 5: BIANCA; Danese; Tè;
ma un indizio importante dice:

Indizio 2: Lo svedese ha un cane.

Ma dove sta lo svedese? Nella casa 1 abbiamo il norvegese, nella 3 l’inglese e nella 5 il danese. Rimangono la 2 (dove ci sono i cavalli) e la 4 dove ci sono i gatti. di nuovo troviamo un assurdo.

L’ipotesi di Blends in Casa 3 è dunque di nuovo errata.

Abbiamo dimostrato con un doppio assurdo che le Blends sono fumate in casa 2. Da qui scaturiscono altre facili deduzioni: Il norvegese beve acqua (in casa 3 sappiamo infatti che si bene latte)
  • Casa 1: GIALLA; NORVEGESE; DUNHILL’S;ACQUA
  • Casa 2: BLU; CAVALLI; BLENDS
  • Casa 3: ROSSA; INGLESE;LATTE
  • Casa 4: VERDE; CAFFE’
  • Casa 5: BIANCA
Siamo vicini, dobbiamo cercare di chiudere ora. Altro indizio utile:

Indizio 12: L'uomo che fuma le Blue Master, beve birra.

Non può che essere la casa 5
  • Casa 1: GIALLA; NORVEGESE; DUNHILL’S;ACQUA
  • Casa 2: BLU; CAVALLI; BLENDS
  • Casa 3: ROSSA; INGLESE;LATTE
  • Casa 4: VERDE; CAFFE’
  • Casa 5: BIANCA; BLUE MASTER; BIRRA
Indizio 3: Il danese beve tè.
  • Casa 1: GIALLA; NORVEGESE; DUNHILL’S;ACQUA
  • Casa 2: BLU; DANESE; CAVALLI; BLENDS; TE’
  • Casa 3: ROSSA;INGLESE;LATTE
  • Casa 4: VERDE; CAFFE’
  • Casa 5: BIANCA;BLUE MASTER; BIRRA
La casa 2 è ora completa. Abbiamo popolato la prima casa!!!

Indizio 13: Il tedesco fuma le Prince.
  • Casa 1: GIALLA; NORVEGESE; DUNHILL’S;ACQUA
  • Casa 2: BLU; DANESE; CAVALLI; BLENDS; TE’
  • Casa 3: ROSSA;INGLESE;LATTE
  • Casa 4: VERDE; TEDESCO; PRINCE; CAFFE’
  • Casa 5: BIANCA;BLUE MASTER; BIRRA
4 case hanno un proprietario. Solo la 5 è senza padrone, inoltre sappiamo che:

Indizio 2: Lo svedese ha un cane.
  • Casa 1: GIALLA; NORVEGESE; DUNHILL’S;ACQUA
  • Casa 2: BLU; DANESE; CAVALLI; BLENDS; TE’
  • Casa 3: ROSSA;INGLESE;LATTE
  • Casa 4: VERDE; TEDESCO; PRINCE; CAFFE’
  • Casa 5: BIANCA;SVEDESE; CANE; BLUE MASTER; BIRRA
Fuori due!!!! Ormai è facile, le Pall Mall mancano all’appello e vanno in casa 3, inoltre:

Indizio 6: La persona che fuma le Pall Mall, ha degli uccellini.
  • Casa 1: GIALLA; NORVEGESE; DUNHILL’S;ACQUA
  • Casa 2: BLU; DANESE; CAVALLI; BLENDS; TE’
  • Casa 3: ROSSA;INGLESE;UCCELLINI; PALL MALL; LATTE;
  • Casa 4: VERDE; TEDESCO; PRINCE; CAFFE’
  • Casa 5: BIANCA;SVEDESE; CANE; BLUE MASTER; BIRRA
Indizio 10: L'uomo che fuma le Blends, vive vicino a quello che ha i gatti.
  • Casa 1: GIALLA; NORVEGESE; GATTI; DUNHILL’S;ACQUA
  • Casa 2: BLU; DANESE; CAVALLI; BLENDS; TE’
  • Casa 3: ROSSA;INGLESE;UCCELLINI PALL MALL; LATTE;
  • Casa 4: VERDE; TEDESCO; PRINCE; CAFFE’
  • Casa 5: BIANCA;SVEDESE; CANE; BLUE MASTER; BIRRA
Finito: abbiamo piazzato tutti gli animali: gatti, cavalli, uccellini e il cane.

Il pesciolino va al tedesco!!! (Einstein era tedesco….)

domenica 30 ottobre 2016

Da Sant'Anna di Valdieri al Rifugio Livio Bianco


Escursione non difficoltosa, ma impegnativa per lunghezza e dislivello.
Dislivello: circa 900 m
Tempo di salita: 2.5-3 ore o più

Nei pressi del paese di Sant'Anna di Valdieri si comincia a faticare seguendo il vicolo malamente asfaltato che sale ripido tra le abitazioni. Oltre le case inizia una mulattiera (segnavia N04) che si inerpica ripida nel bosco verso in Vallone della Meris.
Tra frassini faggi e aceri si seguono le indicazioni per il Gias del Prato.
La salita è ripida in un bosco fitto, il bosco è dominato da grandi faggi e qualche frassino via via meno frequente, è suggestiva anche se monotona. Si prosegue quindi su pendenze meno marcate fino a raggiungere il Gias del Prato dove si giunge dopo circa 1:15 – 1:30



Da qui il paesaggio cambia completamente: spariscono gli alberi e la vista si allarga su un vasto pianoro erboso adibito a pascolo. La mulattiera prosegue sul fondo del vallone, tra pascoli e detriti vari. Dopo un altro lungo tratto si raggiunge un restringimento della valle,da cui si arriva ad uno nuovo pianoro erboso detto Gias del Chiot della Sella, da qui la mulattiera riprende a salire più ripida: passato un ruscelletto si è ormai in vista della bella cascata da dove si attraversa il Rio della Meris su un ponte in legno. Si qui raggiunto il Lago Sottano della Sella dove si arriva dopo circa 1:15 1:30 minuti dal Gias del Prato.



sabato 29 ottobre 2016

Un ricordo nella roccia



In montagna se ne trovano sovente di queste scritte di passati scalatori che hanno voluto lasciare un segno ai posteri.
Questa é del 1947 e l'ho scovata sul sentiero 102 verso Cima Piana nel Parco Naturale del Mont Avic.

Romeri Egidio, dopo tanti anni affido il risultato della tua fatica al web.

venerdì 28 ottobre 2016

The Exiles Trilogy/ L'astronave dell'Esilio di Ben Bova



Questa trilogia raccoglie i tre romanzi:

  1. Exiled from Earth (1971) / I condannati di Messina, Urania n. 601
  2. Flight of Exiles (1972) /  L'astronave dei Ventimila, Urania n. 720
  3. End of Exile (1975) / Ritorno dall'Esilio, incluso nella trilogia Biblioteca di Urania n. 9
Sono opere vecchie di oltre 40 anni e i temi trattati sono abbastanza datati. Possiamo parlare di fantascienza d'antan!

Ecco una breve descrizione dei tre libri che si evolvono ovviamente nello stesso contesto narrativo narrando vicende tra loro conseguenti, ma in luoghi e tempi distinti.  Non sono certo dei capolavori, ma oneste letture di fantascienza.

I condannati di Messina

Opera uscita nel 1971. Possiamo senz'altro affermare che è un opera figlia del suo tempo.  dove emergono i temi e le angosce per il futuro che all'epoca andavano per la maggiore
Ben Bova immagina un mondo apocalittico dove l'esplosione demografica ha trasformato le grandi città in terrificanti giungle di cemento senza legge dove regnano le gang criminali (il tema di "1997 fuga da New York" e di un'altra opera di Bova intitolata "City of Darkness").

Esiste un governo mondiale con capitale Messina, ma la situazione globale è a malapena stabile e i politici non vanno per il sottile quando si tratta di ristabilire l'ordine.
In questo contesto un gruppo di scienziati sviluppa tecniche avanzate di ingegneria genetica talmente avanzate da rendere  gli umani potenzialmente immortali e immuni alle malattie. E' una conquista rivoluzionaria, ma potrebbe avere conseguenze devastanti sul fragile equilibrio mondiale, scatenando nuove e devastanti guerre.

Le ricerche di questi scienziati devono essere fermate e le loro scoperte cancellate. Ma non basta, occorre che tutte le persone coinvolte nella ricerca e le loro famiglie siano esiliate.
La soluzione migliore consiste nel sequestrare tutte le eprsone e deportarle su una stazione spaziale orbitante, ma non sarà un'impresa semplice.


L'astronave dei 20000

Ben Bova non perse tempo e da autore seriale quale è sempre stato l'anno successivo, era il 1972, scrisse il secondo volume della trilogia. La vicenda riprende i temi del primo libro, ma cambia il contesto: ambientato cinquantanni dopo le vicende del primo romanzo, i discendenti degli esiliati sono quasi arrivati, con il loro gigantesco veicolo spaziale, nel sistema stellare di Proxima Centauri. La loro intenzione è di colonizzare un pianeta che sembra abitabile.
Nei lunghi decenni di isolamento la popolazione dell'astronave è più che raddoppiata e molti degli occupanti sono mantenuti in animazione sospesa. Saranno risvegliati solamente dopo che l'astronave sarà entrata in orbita al pianeta.
Ma dopo un viaggio di oltre 4 anni luce l'astronave mostra evidenti i segni del tempo. Le risorse stanno scarseggiando e molti sistemi della nave hanno bisogno di una profonda revisione. Il segnale d'allarme è l'incendio, con oltre cinquanta morti con cui si apre il romanzo.
Ma non è solo l'astronave a mostrare segni di usura, anche la psiche di alcuni dei passeggeri vacilla. Ed è proprio su questi temi che di sviluppa la vicenda del romanzo. L'astronave dei 20.000 è un thriller, quasi banale nella sua linearità, incentrato in un triangolo di personaggi con tanto di assassino.


Ritorno dall'esilio


"Ritorno dall'esilio" ecco un bell'esempio di una traduzione del titolo fuorviante (per non dire altro), perché non c'è nessun ritorno. Fine dell'esilio sarebbe la traduzione più corretta e più semplice. Bah!!

Il contesto cambia ancora: sono passati molti decenni dalla ripartenza da Proxima Centauri alla ricerca di un pianeta di tipo terrestre che sia davvero adatto per la vita umana.
In questo lasso di tempo (non è indicato esattamento quanti anni sono trascorsi) l'astronave e i suoi occupanti hanno subito un cambiamento drastico.

I pochi sopravvissuti sono un gruppo di bambini e sono regrediti ad uno stato primitivo di tipo tribale dove regna la superstizione e le competenze tecniche sono andate perdute, o quasi.
Solo un uomo molto vecchio ancora sopravvive con l'antica conoscenza, ma i bimbi sono il frutto dell'ingegneria genetica e le loro capacità sono superiori. Uno di essi, Linc, saprà guidare i pochi superstiti alla Terra promessa, un pianeta terrestre chiamato Beryl.
Ma il prezzo pagato per arrivarvi sarà altissimo.

giovedì 27 ottobre 2016

City of Darkness di Ben Bova


City of Darkness è un'opera del 1976, non sono purtroppo al corrente di traduzioni in italiano, un vero peccato perché si tratta di una lettura interessante.

Siamo qualche anno nel futuro, l'inquinamento delle grandi città ha raggiunto livelli intollerabili, ormai la maggioranza della popolazione vive in aree suburbane lontano dalle grandi città. Su New York City in particolare è stata costruita una cupola che separata l'intera area metropolitana dal mondo esterno.
Al di sotto della cupola è ormai troppo pericoloso vivere, le persone comuni la possono visitare, per turismo, solo nei mesi estivi, quando l'inquinamento è minimo, ma a partire dall'autunno la città diviene offlimits: chi rimane all'interno non può uscirne.
Eppure molte persone vivono ancora al di sotto della cupola in maniera stabile: le persone anziane più povere, i reietti e tutte le persone indesiderate. In città vige ormai solo la legge del più forte: dominano le bande, sempre in lotta tra di loro per il predominio.

Ron Morgan è un ragazzo che vive in Virginia. Ha finito il liceo con ottimi voti e suo padre ha deciso quale sarà in futuro del figlio: Ron diventerà un venditore, ma Ron, giovane idealista pieno di energia e desiderio di scoprire il mondo, non condivide questa scelta imposta dal padre.
Disperato e deluso decide di scappare di casa, ruba la carta di credito del padre e fugge in città a farsi un giro. Vuole passare un weekend da sballo ed assaggiare il gusto del proibito. In città Ron incontra una bella ragazza di nome Sylvia che sostiene di vivere in città  tutto l'anno.
Si sa i giovanotti sono molto sensibili al fascino delle belle figliole e Ron non fa eccezione. Decide di spassarsela in giro per la città con Sylvia e non crede alle sue parole: Ron è convinto che la ragazza stia scherzando, ma dovrà ricredersi.
Sylvia infatti attira Ron in un tranello e il povero ragazzo, dopo essere stato aggredito e drogato, viene derubato dei propri soldi e dei propri documenti. E senza di essi Ron non può uscire, eccolo intrappolato in città senza alcuna via d'uscita!

Ron scopre che Sylvia non mentiva e che, quando la città chiude i battenti le bande vagano per la strada seminando terrore e morte. L'unica scelta di Ron è quello di unirsi a una banda e cercare di rimanere in vita abbastanza a lungo per uscire l'estate successiva, ma le cose si complicano quando anche i membri della sua banda si uccidono a vicenda

Un breve romanzo d'azione che ricorda un poco il bel film "I guerrieri della Notte".
La caratterizzazione dei personaggi, difetto ricorrente in Bova, non è molto approfondita, ma la trama è veloce e avvincente. Una lettura veloce, da volo aereo, che consiglio a chi è interessato a questo genere di fantascienza.

Nota (per i pignoli): Il film I guerrieri della Notte è tratto dal romanzo omonimo di Sol Yurick, uscito nel 1965.

mercoledì 26 ottobre 2016

La Corsa allo Spazio - Terza Parte

Un lancio del missile R1

Nei precedenti articoli ho raccontato degli sforzi postbellici degli alleati per impadronirsi della tecnologia missilistica tedesca e dei progressi americani dal 1945 al lancio del primo satellite americano nel 1958.
In questo terzo e ultimo articolo parlerò dei progressi in Unione Sovietica dal 1945 al lancio dello Sputnik nel 1957.

Anche l'Unione Sovietica, come gli Stati Uniti con Robert Goddard, potevano vantare i natali di un grande pioniere dell'Astronautica come Konstantin Tsiolkovsky considerato il padre del volo spaziale umano e ricordato soprattutto per l'equazione del razzo.

Quando i Sovietici misero le mani sul materiale tedesco alla fine della seconda guerra mondiale, rimasero stupiti dal grande livello della tecnologia missilistica tedesca e, come gli americani, seppero sfruttare appieno il materiale conquistato e le conoscenze degli scienziati catturati.
Va evidenziato che la decisione di copiare il sistema d'arma V2 non venne presa rapidamente.
Infatti, dopo la costruzione in Germania di alcuni razzi V2 (la cosiddetta Serie N), ed il successivo trasferimento coatto degli specialisti tedeschi all'interno del territorio sovietico, nell'ambito dell'Operazione Osoaviakhim,  non si ebbero ulteriore sviluppi. Nel luglio del 1947 si effettuò il primo test di un missile nel poligono di Kapustin Yar, nei pressi del mar Caspio, a cui fecero seguito altri test in settembre e ottobre.
Il destino dei tecnici tedeschi fu meno felice di quello riservato ai loro ex colleghi finiti negli Stati Uniti: furono relegati in una località segreta nei pressi di Mosca e impiegati come 'consulenti' per la risoluzione dei problemi tecnici che il programma sovietico, in piena evoluzione, proponeva loro. Questo gruppo di tecnici, guidato da Helmut Gröttrup lavorò ai progetti sovietici fino all'inizio degli anni 50, con l'avanzamento della tecnologia missilistica sovietica il loro coinvolgimento diminuì progressivamente fino a diventare inutile. Furono rimpatriati tra il 1950 e il 1953.

Il primo missile costruito fu, nel 1948, il missile R1 che era una copia sovietica del V2. Si basava sulle specifiche di progettazione delle V2 e fu solamente in parte modificato dal team di Sergei Korolev, il grande progettista che sarebbe diventato l'antagonista di Von Braun nella corsa alla Luna e che aveva studiato i razzi a propellente liquido a partire dai primi anni 30. R1 fu la svolta che consentì al team di Korolev di acquisire le necessarie competenze per le evoluzioni successive.

Come per gli americani, l'interesse per lo sviluppo del razzo R1 era militare, concepito come arma mobile per il trasporto di una testata convenzionale di quasi 800 Kg fino ad una distanza di oltre 250 Km, ma fu impiegato anche per scopi scientifici, come lo studio dei raggi cosmici nell'alta atmosfera e il trasporto dei primi esseri viventi (i cani).

L'R2 sulla rampa di lancio

Questo primo modello fu seguito, quasi immediatamente dal missile R2 Si trattava di un sistema d'arma progettato quasi parallelamente all'R1 da cui in pratica deriva essendo una versione rivista e potenziata del suo predecessore.
Il razzo R2 divenne pienamente operativo nel 1951 e subito ne fu avviata la produzione in serie per uso bellico. L'R2 aveva una gittata doppia rispetto al modello R1 (circa 600 Km) e poteva trasportare una testata convenzionale da 1500 Kg che si separava dal resto del razzo durante la caduta balistica verso il bersaglio, inoltre era dotato di un sistema di guida radio che ne migliorava la precisione. Come per il Bumper americano, sviluppato nello stesso periodo, le due superpotenze stavano superando i 'maestri' tedeschi.
Il programma sovietico era ormai in moto e presto Korolev e i suoi arrivano allo sviluppo del missile R5, che fu il primo missile sovietico armato con una testata nucleare, era ancora un razzo a singolo stadio e rappresentò l'estrema evoluzione dei progetti derivati dalle V2. La versione R-5M fu impiegata per oltre un decennio come missile balistico a medio raggio e molti di essi furono installati ai confini orientali della NATO in Europa.


Nel 1953 Korolev e il suo team iniziarono la progettazione del primo missile della famiglia R7, quello che sarebbe diventato il razzo R7 Semyorka, che rappresentava un significativo balzo in avanti rispetto alla tecnologia delle V2, il Semyorka era un razzo a propellente liquido a due stadi che sarebbe divenuto il primo missile balistico intercontinentale al mondo, le sue dimensioni lo resero strategicamente obsoleto come ICBM prima che il suo sviluppo venisse completato, ma la famiglia dei razzi derivati dal R7 è stata impiegata per molti veicoli spaziali sovietici e russi e una sua versione modificata è tuttora in uso come razzo vettore delle Soyuz.

Come nel caso degli Stati Uniti, le competenze tecniche era ormai tali, o prossime ad esserlo, da permettere il lancio in orbita di un satellite. Come sappiamo già a determinare il corso degli eventi fu una decisione presa negli Stati Uniti.
Il 29 luglio 1955 il presidente degli Stati Uniti Dwight Eisenhower annunciò che gli Stati Uniti avrebbero lanciato un satellite artificiale durante l'Anno Geofisico Internazionale (1957).
Fu una mossa propagandistica che ebbe un grande effetto oltre cortina: Una settimana dopo, l'8 agosto, il Politburo del Partito Comunista approvò la proposta di lanciare un satellite artificiale. Il team di Korolev fu immediatamente incaricato di sviluppare il vettore che sarebbe stato una versione a 3 stadi del razzo R7.
Il resto è storia, Korolev e i sovietici 'bruciarono' sul filo di lana gli americani (che avevano più opzioni disponibili, ma persero tempo) e il 4 ottobre 1957 lo Sputnik 1, una sfera metallica di 83 Kg che trasmetteva un semplice segnale radiofonico, divenne il primo satellite artificiale della storia.

Era iniziata l'Era Spaziale.



martedì 25 ottobre 2016

La Valle della Legna a Champorcher


La selvaggia valle della legna si trova sulla sinistra orografica del torrente Ayasse. Per arrivarci occorre risalire il Vallone di Champorcher fino alla frazione Mellier e da lì svoltare a sinistra percorrendo una strada secondaria che attraversa il torrente e arriva fino alla frazione di Outre l’Eve.

Ecco l'indicazione da seguire, che trovate sulla strada salendo verso Champorcher.








 








lunedì 24 ottobre 2016

La Corsa allo Spazio - Seconda Parte

L'Hermes

Nel mio precedente post sulla corsa allo spazio ho descritto come le potenze vincitrici si appropriarono della tecnologia missilistica tedesca e del personale tecnico che aveva ideato i progetti e costruito gli ordigni.
In questo secondo articolo racconterò come si evolse la tecnologia missilistica negli Stati Uniti dagli ultimi anni della seconda guerra mondiale al lancio dello Sputnik, che determina l'inizio dell'era spaziale.
Fu proprio l’americano Robert Goddard a iniziare gli studi pionieristici sulla tecnologia missilistica negli Stati Uniti e a progettare il primo missile a propellente liquido, ma lo scarso interesse del governo americano negli anni tra le due guerre non consentì sviluppi significativi. Come già sappiamo furono i nazisti a sviluppare grandemente la tecnica missilistica fino ad arrivare al razzo V2. La guerra cambiò tutto anche negli Stati Uniti, con il procedere del conflitto mondiale divenne infatti evidente che ogni possibilità di progresso tecnico doveva essere perseguita con l’obiettivo di vincere la guerra.
Fu in questo clima che ebbero inizio alcuni importanti progetti di sviluppo che furono poi notevolmente accelerati dalla massa di materiali e di competenze che accompagnò il personale tedesco che arrivò negli Stati Uniti a seguito dell’Operazione Paperclip di cui ho già parlato.
Senza la pretesa di indicare tutti i progetti che si stavano sviluppando in quel periodo provo ad indicare quelli che sono passati alla storia come i più significativi.
Andando in ordine cronologico il primo serio programma missilistico che incontriamo è il progetto ORDCIT, avviato già nel maggio del 1944 dall'Esercito degli Stati Uniti in cooperazione con il California Institute of Technology (la sigla è proprio una cosa da militari: ORD, da ordnance, artiglieria, e CIT è l’acronimo di California Institute of Technology).
Il progetto ORDCIT era inteso alla ricerca, lo sviluppo ed il test in campo di missili guidati. Come vedete si tratta di un progetto che iniziò prima della fine della guerra, ma che fu senz’altro stimolato dai successi dei tedeschi con le V2.

Un altro programma che ebbe inizio poco dopo fu il progetto Hermes avviato nel novembre del 1944 e prolungatosi fino al 1954. Anche questo nacque in risposta agli attacchi missilistici della Germania in Europa. Lo scopo del Progetto Hermes era quello di determinare la reale necessità di impiego dei razzi nel campo delle forze armate. Nel dicembre 1944, il Progetto Hermes fu dedicato allo studio delle V2.
Con il progetto Hermes nacque anche il White Sands Proving Grounds, una vasta area disabitata in cui sperimentare i missili. Situata nel sud del New Mexico è ancora oggi un’area militare. Nei pressi di quest’area, tra l’altro, ebbe luogo nel luglio del 1945 il famoso test Trinity su cui ho scritto un articolo.


Dopo la fine della guerra, quando l'esercito degli Stati Uniti catturò gli ingegneri e gli scienziati tedeschi a Peenemünde, molto del materiale trasportato negli Stati Uniti fu rapidamente inviato nel New Mexico. Ben 300 vagoni ferroviari carichi di componenti dei razzi V2 furono raccolti e catalogati dal personale della General Electric (a cui l'esercito si era rivolto come sub-contractor) ed ebbe così inizio il lungo lavoro di reverse engineering per acquisire i segreti della tecnologia tedesca.
Per i successivi cinque anni, la revisione e la fabbricazione delle componenti, il montaggio, la modifica e il successivo lancio di razzi evoluti dal modello V2 rappresentò la parte più importante del lavoro del Progetto Hermes.
Uno dei risultati più significativi fu la costruzione del razzo RTV-G-4 Bumper, che rappresentava la prima significativa evoluzione del missile V2: il Bumper era infatti un missile a due stadi, una combinazione del razzo V2 e del WAC Corporal sviluppato dal progetto ORDCIT.


Tra il 1948 e il 1950 furono effettuati 8 lanci del Bumper. Mentre i primi sei voli furono condotti a White Sands, gli ultimi 2 furono lanciati da una nuova posizione destinata a diventare famosa: Cape Canaveral. I lanci dei Bumper segnano una svolta: era ormai evidente che gli Stati Uniti avevano fatto propria la tecnologia missilistica tedesca, arrivando a superare le conquiste dei razzi V2.
Il vero ‘mago’ della tecnologia missilistica di quel tempo era ancora e sempre Wernher Von Braun, il grande scienziato che aveva creato la V2, e che era ora in mani americane. A me Von Braun non è mai piaciuto, ma fu lui a dare grande impulso alla tecnologia missilistica americana.
Erano gli anni ‘50 e la folle corsa agli armamenti atomici (ne ho parlato nei miei post dedicati alla corsa alle armi atomiche) stava salendo di tono.

I missili rappresentavano quindi lo strumento bellico per eccellenza per l'impiego delle bombe atomiche: stava nascendo il concetto di missile balistico, un missile cioè con una traiettoria di volo balistica, di tipo suborbitale per il trasporto di una o più testate su un predeterminato obiettivo.
Fu in questo ambito che si sviluppò il progetto Redstone, che avrebbe portato allo sviluppo del primo missile balistico americano a corto raggio.
Tra il 1952 e il 1956, Von Braun (che era stato trasferito a Huntsville, in Alabama) coordinò il suo team per lo sviluppo del razzo Redstone, anch'esso evoluto dal V2, che fu utilizzato per i primi test nucleari con missili balistici.


Per completare il quadro cito anche il razzo SM-65 Atlas che divenne il primo missile balistico intercontinentale messo a punto dagli Stati Uniti, e il primo membro della famiglia di razzi Atlas, ancora oggi largamente impiegati. Il progetto, noto come MX-1593 e sotto il controllo della US Air Force, risale al 1951 e nei primi anni gli fu affidata una priorità relativamente bassa, ma con l'esplosione della prima bomba H sovietica nel 1953 (il test RDS-37 di cui ho scritto) il programma fu drasticamente accelerato, come detto nel 1958 avrebbe permesso la realizzazione del primo ICBM americano.

Siamo quindi arrivati alla metà degli anni ’50 del secolo scorso e risulta evidente come la tecnologia missilistica statunitense stesse maturando velocemente e anche se la gran parte degli sforzi avesse fini bellici dedicati al trasporto di bombe atomiche era evidente che i tempi erano quasi maturi per il lancio del primo satellite in orbita.

L’occasione si ebbe nel 1955 quando gli Stati Uniti annunciarono l'intenzione di mettere un satellite in orbita per l'Anno Geofisico Internazionale previsto nel 1957-1958.
A causa dei grandi sforzi profusi dalle forze armate americani c'erano ben tre possibili candidati per il veicolo di lancio del satellite: il razzo SM-65 Atlas dell’Aeronautica, una versione modificata del razzo Redstone sviluppato dall’'Esercito, e un vettore a 3 stadi proposto dalla Marina.
Dei tre progetti quello in fase di sviluppo più avanzato era il Redstone, tuttavia il fatto che fosse stato progettato da Wernher von Braun, poteva creare dei problemi in termini di immagine e di pubbliche relazioni. Inoltre anche il razzo Atlas era un progetto militare ed entrambi i progetti erano rigorosamente top secret, mentre il progetto della Marina era considerato più come un programma scientifico che una organizzazione militare.
Nel settembre 1955, si decise dunque per l’anno geofisico internazionale si sarebbe lanciato un satellite in orbita usando il vettore sviluppato dalla Marina, Il Vanguard.

Ma la storia decise diversamente: Il Vanguard avrebbe dovuto spedire in orbita il primo satellite artificiale USA, ma il lancio (effettuato il 6 dicembre 1957) fallì e così il primo satellite statunitense divenne l'Explorer 1, lanciato il 31 gennaio 1958 con un razzo che era una versione modificata del missile Redstone con un secondo stadio e terzo stadio che erano a loro volta una evoluzione dei progetti portati avanti nel vecchio programma ORDCIT.
Con il razzo Vanguard venne invece messo in orbita il secondo satellite americano, il Vanguard 1, lanciato il 17 marzo 1958.

La crisi derivata dal successo dei sovietici con lo Sputnik (ne parlerò nel prossimo post), fece cambiare il corso degli eventi negli Stati Uniti, di lì a un anno infatti venne creata la NASA e sappiamo tutti come andò a finire.

domenica 23 ottobre 2016

Conan il Barbaro di Robert Howard


Robert Howard è stato il paladino della Fantasy Eroica nel modello Sword & Sorcery e questo libro riassume le sue fatiche nel creare il personaggio di Conan il Barbaro

Le raccolte di storie brevi non sono mai state le mie preferite perché non mi permettono di calarmi completamente nell'atmosfera del libro, a mio modesto avviso manca quella descrizione approfondita dei personaggi che li rende maggiormente intriganti.

Eppure in questa raccolta che riassume tutte i racconti sulle avventure di Conan il Barbaro ci sono alcuni racconti (guarda caso i più corposi) che sono davvero eccellenti.

Robert Howard è stato un precursore, uno dei fondatori del genere Fantasy, è morto suicida nel ’36 a soli trent’anni!!!, eppure leggendo il libro si trovano pagine di Fantasy veramente eccellente e sotto certi aspetti molto migliori di certa Fantasy ‘moderna’.

Curiosità: tra mostri, maghi, demoni che Conan combatte ci sono sovente i ‘Negri’. Su questo aspetto certamente Robert Howard non è un autore in linea coi tempi!

sabato 22 ottobre 2016

La Corsa allo Spazio - Prima Parte


Fin da piccoli abbiamo sentito parlare di Corsa allo Spazio e di Era Spaziale e ci è stato insegnato che la data, puramente convenzionale, di inizio dell'Era Spaziale è il 4 ottobre 1957 quando l'Unione sovietica lanciò lo Sputnik 1, il primo satellite della storia.
Sappiamo che il lancio dello Sputnik 1 segnò l'inizio di una nuova competizione tra le due superpotenze e rappresentò uno dei capitoli più significativi della Guerra Fredda.

Ma come si arrivò ai razzi capaci di trasportare materiali e essere viventi in orbita? l'enorme mole di competenze tecniche, di conoscenze scientifiche e di capacità industriali per realizzare le mirabili conquiste dell'era spaziale affondano le loro radici negli anni e nei decenni precedenti.
I semi dell'Era Spaziale erano già stati gettati dai pionieri nei primi anni nel secolo ma fu, ancora una volta, la seconda guerra mondiale che fornì il terreno fertile per la crescita.

Possiamo quindi affermare che il termine della II Guerra Mondiale segna l’inizio della Corsa allo Spazio.

Fu un gruppo di scienziati tedeschi capeggiati da Wernher Von Braun che svilupparono le idee pionieristiche di Konstantin Ciolkovskij e Robert Goddard e costruirono il razzo V2, il primo missile balistico della storia e il primo oggetto umano a compiere un volo suborbitale.


Von Braun e i suoi seppero fare un balzo tecnico incredibile, fu lui ad approfondire gli studi di Ciolkovskij e grazie a lui si formarono moltissimi scienziati che successivamente 'migrarono' negli Stati Uniti o in Unione Sovietica. 
Non voglio dimenticare che il costo umano di questa impresa fu altissimo: la vita di migliaia di schiavi, poveri disgraziati consumati dalle inumane condizioni in cui erano costretti a lavorare e le vittime civili che subirono gli effetti delle bombe.
La responsabilità morale di queste azioni ricade anche su Wernher Von Braun e i suoi collaboratori, che non esito a includere nel novero dei volenterosi carnefici di Hitler.

Quando la guerra si stava avviando alla sua conclusione ed era evidente che il crollo della Germania era solo questione di tempo, si scatenò, tra gli alleati, una vera caccia alle Wunderwaffen, le armi segrete di Hitler. Le potenze vincitrici volevano mettere le mani sulla tecnologia, sui processi produttivi e sulle menti che avevano concepito simili conquiste.
Si trattò di operazioni di intelligence in grande stile, cito quelle che furono particolarmente significative: l'Operazione Backfire, il Progetto Paperpclip e l'Operazione Osoaviakhim.

L'Operazione Backfire aveva scopi scientifici e militari, iniziata già durante la guerra e proseguita dopo la sua conclusione  fu eseguita principalmente da personale britannico.
L'interesse era principalmente rivolto a individuare e interrogare gli specialisti missilistici tedeschi che avevano costruito il razzo V2.
Fu recuperato molto materiale e nell'ottobre del 1945 furono addirittura lanciati tre razzi V2 da una piattaforma di lancio  in Germania al fine di dimostrare l'arma al personale alleato.

Gli americani dal canto loro organizzarono un'operazione molto più articolata, chiamata Progetto Paperclip, inteso al recupero e al trasferimento negli Stati Uniti di materiali e personale tecnico e scientifico. Il governo americano assicurò ufficialmente che tale operazione fu avviata anche con il fine di evitare che le conoscenze scientifiche naziste finissero nelle mani dell'Unione Sovietica. In realtà non si andò tanto per il sottile ed il processo di denazificazione coinvolse anche molti personaggi, in primis Von Braun che fu ufficiale delle SS, dal torbido passato.
Nel complesso, nel corso degli anni, furono trasferiti negli Stati Uniti circa duemila fra scienziati tedeschi e loro familiari.
Von Braun e il suo staff una volta approdati negli Stati Uniti addestrarono il personale militare, industriale e universitario sulla complessità della missilistica, furono anche lanciati alcuni razzi  V-2 arrivati integri dalla Germania. Approfondirò questi sviluppi in un articolo dedicato.

Progetto Paperclip. Il personale tedesco negli Stati Uniti
Anche i sovietici avevano le stesse mire e catturarono diversi razzi V2  e si appropriarono di diversi impianti produttivi oltre ad alcuni scienziati tedeschi e ingegneri che facevano parte del programma missilistico nazista.
I sovietici ripresero immediatamente il lavoro negli impianti in loro possesso con il personale che avevano catturato, ma la situazione cambiò molto presto.
Tutto il materiale e il personale fu infatti trasferito in Unione Sovietica nel corso dell'Operazione Osoaviakhim: nel mese di ottobre 1946, i migliori ingegneri tedeschi che lavoravano per il programma missilistico sovietico furono forzatamente trasferiti in Unione Sovietica.
Entro l'inizio del 1947 i sovietici completarono il trasferimento di tutta la tecnologia dei razzi dalla Germania in località segrete in URSS, Nel 1947 i primi test delle V2 ebbero luogo nelle steppe a nord del Mar Caspio.

L'eredità di Von Braun era dunque saldamente in mano alle due superpotenze che, molto presto avrebbero cominciato a fronteggiarsi anche nel campo missilistico.

venerdì 21 ottobre 2016

Gli Inganni di Locke Lamora di Scott Lynch


Sono incappato su questo romanzo per caso. Un libro prestatomi da un amico, letto quasi per cortesia nei confronti dell'amico ma ne è valsa la pena.
Ambientato in una città che sembra Venezia, è un fantasy che racconta le avventure di un gruppo di simpatici truffatori, conosciuti come  Bastardi Galantuomini

La vicenda è un crescendo di intensità dove i Bastardi Galantuomini perdono un poco alla volta la loro iniziale allegria.

Si tratta di un libro non comune. L'inizio ha un che di Dickens: gli Orfani corrotti dal Forgialadri (una specie di Fagin) e avviati alla vita di ruberie ricordano tanto Olivier Twist; anche lo stile ironico/satirico ricorda, amaramente, Oliver Twist.

Ma gli echi 'Dickensiani' sono stemperati da altre contaminazioni. Scorrendo le pagine del libro pare quasi di leggere le avventure di Arsenio Lupin III che da bambino guardavo in TV. E mentre scrive Lynch aggiunge dettagli sulla vita di Locke e dei Bastardi Galantuomini, dando alla stessa città di Camorr un dettaglio decisamente Fantasy... si passa da una Venezia medievale ad una situazione decisamente più fantastica con l'accenno, mai approfondito, agli Avi (una antica civiltà scomparsa, probabilmente non umana con capacità oltre l'immaginabile) e i vari animali fantastici e mostruosi che popolano le acque.

Il tutto descritto con la tecnica degli "Interludi", i flash back, che creano due filoni narrativi paralleli. Un classico escamotage letterario.

La seconda parte del libro diventa più amara e il finale è a sorpresa. Insomma davvero un bel libro. 

Questo è il primo di un progetto che comprende sette romanzi, ad oggi ne sono stati scritti tre. Scott Lynch scrive molto lentamente e non credo la serie terminerà in pochi anni, tuttavia questo primo libro è leggibile come opera a se, senza dover attendere nuove pubblicazioni.

giovedì 20 ottobre 2016

Da Entracque al Gias d'Ischietto in Mountain Bike


Difficoltà: facile
Dislivello: circa 350 m
Lunghezza: Circa 20 km


Facile 'sgambata' in Mountain Bike su terreno sterrato mai particolarmente difficile. Il percorso è suggerito per chi si avvicina allo sport della MTB per la prima volta.
Oltre che in MTB il percorso è consigliabile anche come escursione di Nordic Walking.

Dal parcheggio sterrato a fianco del centro sci di fondo di Entracque, si attraversa il ponte sul Bousset e, avendo lasciata sulla propria destra la deviazione per Esterate, si svolta a destra fiancheggiando il campo di calcio.

Si superano le condotte forzate della diga della piastra e si prosegue sulla destra entrando quindi nel Vallone del Bousset lungo la sterrata che attraversa nuovamente il torrente. Si prosegue per 5 km fino al ponte di Porcera (1083 m), su una strada sterrata a volte anche ripida, ma non difficile.

Superato il ponte di Porcera si prosegue in salita. Dopo aver superato un tornante si raggiunge dopo circa 1 km il ponte del Suffiet (1185 m).



Attraversato il ponte (che domina una bella cascata) si prosegue quindi con il corso d'acqua alla propria destra e, ancora su strada sterrata, si giunge in prossimità del Gias d'Ischietto (circa 1250 m).

Da lì è possibile salire fino al Colle del Sabbione (mai provata personalmente).
La discesa avviene lungo la stessa strada della salita.

mercoledì 19 ottobre 2016

Vuoto di Memoria (Urania 1049) di John E. Stith



Cal Donley si sveglia completamente sporco di sangue in cima ad una collina.
E' notte fonda e il sangue non è suo.
E la cosa peggiore è che Cal Donley non sa che è Cal Donley.
E non sa neppure dove si trova. Forse è ad Atlanta, la sua città natale, anche se il cielo stellato sopra di lui non quadra......

In realtà Cal Donley, ingegnere informatico, si trova sulla stazione orbitante Daedalus ma non ha idea di come ci sia arrivato e cosa sia successo negli ultimi 11 anni....tutto attorno a lui è strano. Troppo strano.

Una trama molto ben curata e dettagliata fanno di questo romanzo di fantascienza poliziesca una lettura molto piacevole.

E testimonia come la buona fantascienza non sia mai datata.

PS: se dite che non è un romanzo di fantascienza, beh.... cambiate letture!

martedì 18 ottobre 2016

The Steel Remains/I Sopravvissuti di Richard Morgan



I Sopravvissuti è il primo libro fantasy di Richard Morgan, Letto in inglese con in titolo di The Steel Remains e fa parte di una trilogia che sarà intitolata 'A land fit for Heroes', una terra per gli eroi.

Richard Morgan ha scritto un Fantasy sui generis rispetto ai canoni del genere. I Sopravvissuti si incentra sulla figura di tre eroi, molto diversi tra loro.

Ringil Eskiath è l'eroe di Gallows Gap, colui che ha contribuito alla sconfitta delle lucertole ('The Scaled Folk', il Popolo delle Squame) e ha salvato il mondo degli umani dall'annientamento.

Ma Ringil è anche omosessuale e ora, disprezzato dalla propria famiglia, dieci anni dopo la fine della guerra, sopravvive raccontando le proprie battaglie in una locanda di un remoto villaggio in cambio di vitto e alloggio (e dei 'favori' dei giovani stallieri.... ).

Archeth
è una virago mezzosangue lesbica, mezza umana e mezza Kiriath (una razza immortale proveniente da un altro mondo), che vive alla corte dell'imperatore.

Egar Dragonbane (traducibile come 'il flagello del drago', il soprannome se lo è guadagnato nella battaglia di Gallows Gap dove insieme a Ringil uccise uno dei draghi alleati dei rettili) è un ex-mercenario della steppa, ma è anche un emarginato dal proprio clan di cui era il capo e da cui è fuggito dopo che i suoi fratelli hanno cercato di ucciderlo.

Si vede nella descrizione dei personaggi tutta l'ironia che traspare nell'opera di Richard Morgan: A cominciare dal titolo della trilogia: Una terra adatta agli eroi: col cavolo!!! Ringil, Archeth e Egar sono tutto tranne che eroi nel cliché classico...e il mondo postmoderno e apocalittico in cui si muovono è fatto di imperatori avidi e brutali, di ultra violenza e di estremismi dove la religione imperante disprezza quelli come Archeth e Ringil.....

The Steel Remains / I Sopravvissuti è un romanzo spesso crudo, nel tipico stile di Richard Morgan, dove i classici clichè della Fantasy sono sgozzati e fatti a pezzi........

Tra i lati negativi dell'opera ne cito uno solo: la conclusione affrettata, l'opera termina ex abrupto, in un modo molto diverso da quello a cui i lettori di fantasy sono avvezzi.

lunedì 17 ottobre 2016

Red Country di Joe Abercrombie

Joe Abercrombie è uno dei migliori scrittori di Fantasy in circolazione, probabilmente la stella più brillante nel firmamento dei giovani scrittori inglesi di fantasy.

Red Country è l'ultima fatica di Joe Abercrombie ed è ambientato nell'universo narrativo descritto nella trilogia "La Prima Legge". Si trova anche in Italiano con lo stesso titolo (Gargoyle editore).

L'autore ha infatti pubblicato una trilogia e successivamente tre libri 'singoli'. Questi ultimi sono leggibili (e godibili) anche singolarmente, ma ne consiglio la lettura dopo la trilogia.

I libri della trilogia si intitolano (tutti disponibili in italiano):

I tre libri singoli sono:
Ambientato qualche anno dopo i fatti de "Il Sapore della Vendetta", "Red Country" è nuovo un'opera 'in movimento' (in contrapposizione a "The Heroes" dall'ambientazione statica in un campo di battaglia). Pare evidente un riferimento ad una terra di frontiera in ambito Western.
Come ne "Il Sapore della Vendetta" l'eroina principale è Shy, una ragazza. Si ritrovano molti protagonisti delle altre opere e ci sono alcuni sgraditi ritorni (dipende da che parte della lama si trova il vostro punto di vista).

Shy, Timida, è la prima di tre fratelli, Ro e Pit, entrambi ancora bambini. Insieme a loro vive Lamb, Agnello, il patrigno venuto dal Nord che ha giurato alla madre di Shy morente di badare ai tre figli.

Agli occhi di Shy Lamb è un vigliacco. Un codardo mai in grado di imporsi.

Ma Timida nasconde un burrascoso passato di violenza (mai chiarito nell'opera) e Lamb, in realtà è un vecchio lupo dalla pelle dura......un vero enigma, che alla prova dei fatti fa intravedere l'acciaio di cui è fatto:

domenica 16 ottobre 2016

La nascita della Bomba H - La lunga corsa alla Super Bomba



I prodigiosi sviluppi della meccanica quantistica portarono, già negli anni '20, a comprendere che la fusione nucleare dell'idrogeno che avveniva nelle stelle liberava immense quantità di energia, ma i principi fisici erano ancora lungi dall'essere compresi appieno.
La possibilità di creare armi che impiegassero reazioni di fusione termonucleare fu presa seriamente in considerazione solo dopo la scoperta della reazione di fissione (che avvenne negli anni '30). Infatti quasi subito i fisici si resero conto che le elevate temperature e pressioni generate dal processo di fissione potevano 'innescare' la reazione di fusione.

Spendo qualche parola sulla storia della fissione perché torna utile per la comprensione degli eventi successivi: la fissione dell'Uranio 235 fu realizzata alla fine del 1938 dal fisico (tedesco!) Otto Hahn, ma già 4 anni prima Enrico Fermi e il suo gruppo ('I ragazzi di Via Panisperna') avevano ottenuto, senza comprenderlo appieno, lo stesso risultato.
Tre anni dopo, nel settembre 1941, mentre già lavorava alla ricerca sulla bomba atomica, Enrico Fermi discusse con Edward Teller se effettivamente la fissione nucleare potesse innescare una reazione di fusione di deuterio. Teller fu colpito da questa osservazione e cominciò a riflettere sulle possibilità di creare un'arma di questo tipo. In breve quella della 'Super Bomba' divenne un'ossessione per Teller.

Nei febbrili anni della guerra e con il progredire del Progetto Manhattan per la costruzione della bomba a fissione gli studi sulla bomba termonucleare furono messi in secondo piano; lo stesso Teller fu messo relativamente in disparte e assegnato a compiti di non primaria importanza per il Progetto Manhattan proprio per la sua ossessione per 'Super'.

Alla fine della guerra la maggior parte del personale impiegato a  Los Alamos lasciò l'esercito. Teller fu tra quelli che scelsero la carriera civile, ma la sua ossessione non era venuta meno e lo scienziato continuò a lavorare ad un modello di super bomba che fosse realizzabile e ne discusse in una conferenza tenuta nel 1946. Tra i tanti fisici presenti alla conferenza vi era anche Klaus Fuchs, che stava spiando per l'Unione Sovietica, e informò i sovietici sull'interesse americano e sull'ottimismo sulle armi a fusione.

Il modello Classical Super

Le idee su cui Teller stava lavorando in quel  periodo erano due. Il primo modello era chiamato 'Classical Super' e ipotizzava che un flusso di neutroni generati da una bomba a fissione potesse innescare una detonazione nucleare in un lungo cilindro riempito di deuterio liquido (mediante una camera intermedia riempita con una miscela di Deuterio e Trizio). La bomba avrebbe impiegato circa un metro cubo di deuterio, liberando energia equivalente a quella di circa 10 megatoni. Il peso probabile di un dispositivo a fissione-fusione di questo tipo era stimato in circa 10 tonnellate.
Il secondo design, il cosiddetto modello 'Alarm Clock' (sveglia), prevedeva che il combustibile per la fusione (indicativamente il deuteruro di litio) venisse disposto a strati intorno al materiale fissile impiegato per la bomba a fissione. L'idea era che i neutroni generati dalla bomba a fissione avrebbero provocato la fissione del litio generando trizio che, fondendosi con il deuterio, avrebbe generato grandi quantità di energia. A fornire le pressioni e temperature necessarie a innescare la fusione sarebbe stata la bomba a fissione.

Il modello Alarm Clock di Teller

Ma entrambi i modelli erano inconcludenti e a fasi alterne entrambi venivano accantonati per essere successivamente rivalutati. Mancavano strumenti di calcolo capaci di effettuare le complesse operazioni richieste dai modelli matematici per l'analisi del problema e non si riuscì a trovare una soluzione valida.

Nel frattempo era scoppiata la guerra fredda, con il blocco di Berlino del 1949 e la presa di potere dei comunisti nei paesi dell'Europa centrale. Nell'agosto di quell'anno l'Unione Sovietica detonò la prima bomba atomica, la RDS-1 chiamato Joe-1 dall'intelligence occidentale, e mise termine al  monopolio di armi nucleari degli Stati Uniti. Nello stesso periodo Teller tornò a lavorare a tempo pieno per il governo degli Stati Uniti.

Il 31 Gennaio 1950 il Presidente Truman dichiarò pubblicamente l'intenzione degli Stati Uniti di sviluppare una bomba all'idrogeno, ma gli ostacoli tecnici rimanevano insoluti nonostante tutti gli sforzi.
La svolta si ebbe nel 1951 con il contributo fondamentale del matematico polacco Stanislaw Ulam. Con l'aiuto del polacco si ideò un nuovo approccio, passato alla storia come Design Teller-Ulam che permise di superare l'impasse.
Il rapporto tra Teller e Ulam non fu mai idilliaco per l'irritante tendenza di Edward Teller ad arrogare come proprie nuove idee e conquiste tecniche in cui aveva solamente partecipato in parte. Anche se i dettagli del design Teller Ulam sono ancora coperti da segreto militare, il funzionamento primario è ben noto.
Il design Teller-Ulam
Cercando di semplificare al massimo, il design Teller-Ulam prevede un ordigno primario (la bomba a fissione) contenuto in un case metallico insieme al combustibile (il deuterio) impiegato per innescare la fusione. Il deuterio è avvolto in strati di materiale plastico e uranio 238, che hanno lo scopo di 'concentrare' l'energia liberata dalla bomba a fissione verso il deuterio.
Al centro della bomba è inoltre presente un nocciolo di plutonio 239 che ha lo scopo di innescare la reazione di fusione (chiamato 'fission sparkplug' in inglese, ovvero 'candela di accensione a fissione'). Con la detonazione della bomba a fissione il nocciolo di plutonio, bombardato dai raggi X generati dalla bomba a fissione, libera una grande quantità di neutroni che separano il deuterio dal litio, producendo, per fissione del litio, una certa quantità di trizio e scatenando il processo di fusione tra deuterio e trizio (molto più energetica di quella tra deuterio e deuterio). All'enorme energia appena sviluppata si aggiungono quelli della fissione indotta nei frammenti di uranio 238 interni all'ordigno. L'intero processo dura solamente poche centinaia di nanosecondi.
Il passo successivo era quello di provare in campo la nuova soluzione. Tralasciando alcuni importanti test atomici preliminari ricordo le due pietre miliari che portarono alla definitiva 'conquista' della bomba termonucleare 
  1. il primo test pratico della nuova idea fu il test Ivy Mike che dimostrò la fattibilità tecnica del progetto.
  2. Castle Bravo, il primo e il più grande degli errori nella folle corsa alla super bomba, che permise lo sviluppo del primo modello utile a fini bellici.
Ma anche il monopolio sulle armi termonucleari era destinato a durare poco. I sovietici infatti bruciarono le tappe nello sviluppo della bomba termonucleare e il loro primo test, denominato RDS-37, fu un successo per certi aspetti superiore alle conquiste occidentali. Il motivo della straordinaria rapidità con cui l'Unione Sovietica arrivò alla bomba H è ancora oggi oggetto di dibattito: senz'altro in URSS non mancavano scienziati di grandissimo livello, ma rimane il dubbio di quale fu la reale portata dei dettagli sulle armi atomiche passate da Klaus Fuchs al Programma della Bomba Sovietica, guidato da Berija e Kurchatov.
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