Joe Abercrombie è un giovane autore inglese che già vanta notevoli successi nel campo della Fantasy.
Molti lo considerano (ed io sono tra quelli) uno dei migliori scrittori di Fantasy in circolazione, degno erede di George RR Martin.
Qui completo la mia umile recensione sulla sua prima trilogia. Abercrombie è infatti l’autore della trilogia di Fantasy Epica The First Law, 'La Prima Legge'.
I libri della trilogia si intitolano:
- The Blade Itself ("Il Richiamo delle Spade"),
- Before They Are Hanged ("Non Prima che Siano Impiccati")
- Last Argument of Kings ("L'Ultima Ragione dei Re").
Nel mondo anglosassone le sue opere sono note da tempo (Il 'Richiamo delle Spade' è stato scritto nel 2006), mentre per il piccolo e poco mosso mercato italiano si tratta di una scoperta che non esito a definire tardiva.
Come Moorcock e Morgan, Abercrombie fa parte di quel filone di scrittori fantasy lontani dai cliché e stereotipi della Fantasy Classica, alla Tolkien (Nani, Elfi immacolati, Orchi) o alla sua brutta copia americana tipo Terry Brooks (demoni, elfi, troll...).
Volendo semplificare Joe Abercrombie si avvicina di più alle opere di Sword and Sorcery di Robert Howard (Conan il Barbaro) per la crudezza e la violenza delle vicende,
Uno dei maggiori pregi di Abercrombie è quello di saper descrivere con grande sapienza i personaggi e di saper ordire delle trame davvero intricate e accattivanti.
Il lettore è insomma stimolato alla lettura e con pazienza ogni personaggio viene arricchito ad ogni pagina.
Ognuno dei tre libri della trilogia ha delle caratteristiche specifiche che rendono ogni opera differente dalle altre.
Il primo libro ha permesso di definire l'universo narrativo all'interno del quale si muovono i personaggi dell'intera vicenda e crea l'humus su cui nasce e si sviluppa l'intera trilogia.
Il secondo, molto bello, ricorda certe belle pagine di Gemmell ed ha un che di 'Howardiano'. Le vicende narrate nel primo libro hanno il loro seguito e diventano via via più intricate. Si aggiungono dettagli, nuovi personaggi sono introdotti per dare maggiore respiro all'intera narrazione e si approfondiscono quelli principali (Logen, Jezal e Glotka su tutti).
Il terzo libro è quello più crudo (Abercrombie usa il termine 'gritty', ovvero grossolano nel senso di grezzo, cosa che non si può certo dire del suo modo di scrivere) che rappresenta, a mio modo di vedere, anche una evoluzione del modo di scrivere dell'autore: si torna ad una Fantasy vecchio stile dove i maghi buoni combattono i cattivi, le battaglie giungono ad una conclusione e i personaggi, in continua evoluzione, trovano una sistemazione definitiva.
Ma chi si immagina una felice conclusione alla 'vissero tutti felici e contenti' rimarrà deluso: questa è l'opera più cupa di Abercormbie. Le battaglie sono vinte, o perse, a caro prezzo, alcuni dei personaggi principali muoiono (uccisi in battaglia o vittime della cattiva sorte) mentre altri devono affrontare la dura realtà degli eventi e sono costretti, loro malgrado, ad accettarne le conseguenze.
I protagonisti non sono eroi senza macchia, non lo sono mai stati fin dal primo libro, ma qui si raggiunge il Climax.
Logen è un berserker, un guerriero sanguinario in crisi d'identità ('sono un uomo malvagio?' è la domanda di Logen a Jezal), West è un bravo soldato (e forse il personaggio più umano), ma il destino sarà spietato. Bayaz è un mago crudele, incoerente e ipocrita, acccecato dal proprio ego, il vero deux ex machina dell'intera opera. Jezal, travolto dagli eventi, capirà (ma solo in parte) di essere solo una marionetta.
E Glotka? l'Inquisitore Glotka, il migliore dei personaggi creati, è atteso da alti incarichi. Ma anche lui vivrà esperienze molto amare.
L'universo creato da Abercrombie è così complesso che l'autore lo ha sfruttato per scrivere altre opere leggibili separatamente come The Heroes, Red Country e Best Served Cold. Vi consiglio di leggere queste ultime opere dopo la trilogia.
Esiste anche il progetto di una Graphic Novel sulla Trilogia che conterrà, quando terminata, oltre un migliaio di tavole di ottimo pregio.
Come Moorcock e Morgan, Abercrombie fa parte di quel filone di scrittori fantasy lontani dai cliché e stereotipi della Fantasy Classica, alla Tolkien (Nani, Elfi immacolati, Orchi) o alla sua brutta copia americana tipo Terry Brooks (demoni, elfi, troll...).
Volendo semplificare Joe Abercrombie si avvicina di più alle opere di Sword and Sorcery di Robert Howard (Conan il Barbaro) per la crudezza e la violenza delle vicende,
Uno dei maggiori pregi di Abercrombie è quello di saper descrivere con grande sapienza i personaggi e di saper ordire delle trame davvero intricate e accattivanti.
Il lettore è insomma stimolato alla lettura e con pazienza ogni personaggio viene arricchito ad ogni pagina.
Ognuno dei tre libri della trilogia ha delle caratteristiche specifiche che rendono ogni opera differente dalle altre.
Il primo libro ha permesso di definire l'universo narrativo all'interno del quale si muovono i personaggi dell'intera vicenda e crea l'humus su cui nasce e si sviluppa l'intera trilogia.
Il secondo, molto bello, ricorda certe belle pagine di Gemmell ed ha un che di 'Howardiano'. Le vicende narrate nel primo libro hanno il loro seguito e diventano via via più intricate. Si aggiungono dettagli, nuovi personaggi sono introdotti per dare maggiore respiro all'intera narrazione e si approfondiscono quelli principali (Logen, Jezal e Glotka su tutti).
Il terzo libro è quello più crudo (Abercrombie usa il termine 'gritty', ovvero grossolano nel senso di grezzo, cosa che non si può certo dire del suo modo di scrivere) che rappresenta, a mio modo di vedere, anche una evoluzione del modo di scrivere dell'autore: si torna ad una Fantasy vecchio stile dove i maghi buoni combattono i cattivi, le battaglie giungono ad una conclusione e i personaggi, in continua evoluzione, trovano una sistemazione definitiva.
Ma chi si immagina una felice conclusione alla 'vissero tutti felici e contenti' rimarrà deluso: questa è l'opera più cupa di Abercormbie. Le battaglie sono vinte, o perse, a caro prezzo, alcuni dei personaggi principali muoiono (uccisi in battaglia o vittime della cattiva sorte) mentre altri devono affrontare la dura realtà degli eventi e sono costretti, loro malgrado, ad accettarne le conseguenze.
I protagonisti non sono eroi senza macchia, non lo sono mai stati fin dal primo libro, ma qui si raggiunge il Climax.
Logen è un berserker, un guerriero sanguinario in crisi d'identità ('sono un uomo malvagio?' è la domanda di Logen a Jezal), West è un bravo soldato (e forse il personaggio più umano), ma il destino sarà spietato. Bayaz è un mago crudele, incoerente e ipocrita, acccecato dal proprio ego, il vero deux ex machina dell'intera opera. Jezal, travolto dagli eventi, capirà (ma solo in parte) di essere solo una marionetta.
E Glotka? l'Inquisitore Glotka, il migliore dei personaggi creati, è atteso da alti incarichi. Ma anche lui vivrà esperienze molto amare.
L'universo creato da Abercrombie è così complesso che l'autore lo ha sfruttato per scrivere altre opere leggibili separatamente come The Heroes, Red Country e Best Served Cold. Vi consiglio di leggere queste ultime opere dopo la trilogia.
Esiste anche il progetto di una Graphic Novel sulla Trilogia che conterrà, quando terminata, oltre un migliaio di tavole di ottimo pregio.
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