Lentamente alcuni animali scomparsi dall'arco alpino nei secoli scorsi stanno ritornando a popolare quelle nicchie ecologiche in cui vivevano in passato.
Si tratta di animali predatori, come il lupo e la lince, o necrofagi come il gipeto, e sono animali di medie o grandi dimensioni accolti con favore da molte persone, ma creano molta apprensione (ingiustificata!) in molti altri.
Si tratta di animali che in passato erano parte dell'ecosistema alpino e quindi non si deve parlare di invasione, ma di ritorno in un habitat preesistente anche se le numerosità degli esemplari varia a seconda della specie.
Si tratta di animali che in passato erano parte dell'ecosistema alpino e quindi non si deve parlare di invasione, ma di ritorno in un habitat preesistente anche se le numerosità degli esemplari varia a seconda della specie.
Il lupo è ormai una realtà per la montagna italiana con oltre un migliaio di esemplari presenti. La colonizzazione spontanea della dorsale appenninica si è completata negli ultimi cinquant'anni e ora l'avanzata continua sull'arco alpino a partire dalle Alpi Marittime (a Entracque, in provincia di Cuneo, esiste un centro visitatori dedicato ai lupi chiamato Uomini e Lupi).
Sulle Alpi Graie il lupo è in Val Soana, in Piemonte, nel pieno del Parco Nazionale del Gran Paradiso. Per maggiori dettagli potete leggere questo post.
Si tratta di un ritorno avvenuto naturalmente, ovvero per colonizzazione progressiva delle valle con esemplari provenienti dal sud. L'intervento umano non centra quindi.
Si possono comprendere certe paure ataviche verso un predatore apicale come il lupo e sicuramente i media contribuiscono ad alimentare queste fobie, ma la speranza è che prevalga il buon senso e non si finisca per attribuire al lupo qualsiasi 'colpa'.
Sulle Alpi Graie il lupo è in Val Soana, in Piemonte, nel pieno del Parco Nazionale del Gran Paradiso. Per maggiori dettagli potete leggere questo post.
Si tratta di un ritorno avvenuto naturalmente, ovvero per colonizzazione progressiva delle valle con esemplari provenienti dal sud. L'intervento umano non centra quindi.
Si possono comprendere certe paure ataviche verso un predatore apicale come il lupo e sicuramente i media contribuiscono ad alimentare queste fobie, ma la speranza è che prevalga il buon senso e non si finisca per attribuire al lupo qualsiasi 'colpa'.
Eppure il ritorno è contestato: molti di noi accolgono con favore il RITORNO (non invasione) di un predatore in un ambiente di cui in origine era parte integrante, ma altri sono contrari del lupo per vari motivi.
In alcuni prevale la paura di un predatore visto come famelico e mangia-uomini (un falso mito derivato da un substrato culturale antico e spesso distorto nella visione moderna), e non mancano coloro che percepiscono il lupo come elemento negativo che sovverte l'ordine naturale delle cose: i cacciatori ("naturalisti cacciatori"), i bracconieri e tutti coloro che condannano il ritorno del feroce predatore perché "distrugge la fauna".
Il ritorno del lupo preoccupa e indigna, ma cosa dire allora dell'introduzione illegale, nei decenni scorsi, dei cinghiali per il crudele sollazzo venatorio di certuni?
Il ritorno del lupo preoccupa e indigna, ma cosa dire allora dell'introduzione illegale, nei decenni scorsi, dei cinghiali per il crudele sollazzo venatorio di certuni?
Quello che vorrei evidenziare è un approccio ‘equilibrato’ del ritorno del lupo: torna il predatore, ed è un passo verso un riequilibrio dell'ambiente naturale, ma il contesto rimane quello di un mondo alpino fortemente antropizzato dove la presenza umana è molto forte e ben difficilmente la coesistenza uomo e lupo può realizzarsi senza una presa di coscienza del primo (l'uomo, il predatore dotato, in molti casi, anche di intelligenza).
Il lupo, come predatore, è in concorrenza con noi (predatori per eccellenza) e dobbiamo trovare un modo per convivere con esso.
Il lupo, come predatore, è in concorrenza con noi (predatori per eccellenza) e dobbiamo trovare un modo per convivere con esso.
Senz'altro chi ancora vive di pastorizia allo stato brado può subire dei danni dal ritorno del lupo. Credo che nelle comunità montane qualche meccanismo di rimborso sia già previsto. Poi il discorso è sempre quello di un atto di civiltà e rispetto: se per ogni agnello dilaniato dai lupi si chiedono danni per dieci pecore... (homo homini lupus? sto divagando)
Un altro felice ritorno è quello del gipeto, (maggiori dettagli a questo link) scomparso dal Parco Nazionale del Gran Paradiso agli inizi del XX secolo,
è tornato a volare nelle nostre valli grazie ad un progetto
internazionale che negli ultimi decenni ne ha promosso la reintroduzione
in tutto l'arco alpino.
Il gipeto è noto anche come avvoltoio degli agnelli per un antico ed errato pregiudizio riguardo la sua alimentazione, come altri avvoltoi il gipeto è infatti un necrofago e si nutre principalmente di carcasse di animali morti, in particolare delle ossa e del midollo osseo e in nessun caso si nutrirà di agnelli vivi predati sui pascoli e non li ucciderà per cibarsi delle ossa.
Inutile dire che viene percepito da alcuni, alla stregua del lupo, come un animale
feroce o comunque pericoloso perché si ciba degli animali al pascolo,
una falsità dura a morire. Ribadisco ancora che questo avvoltoio non ucciderà mai agnelli e capretti al pascolo, si limiterà eventualmente a nutrirsi delle carcasse.
Gli esemplari reintrodotti nelle Alpi (in Francia, Italia, Svizzera e Austria) negli ultimi decenni sono stati oltre un centinaio e attualmente una piccola popolazione vive stabilmente sull'arco alpino, Il gipeto rimane comunque un animale molto raro sulle Alpi e per questo motivo ogni nuovo nato della specie è un lieto evento che va festeggiato.
Anche la lince sembrerebbe tornata (anche se il suo ritorno si riferisce a numeri esigui, leggete per maggiori informazioni questo articolo). Questo felino vive solitamente nelle regioni boschive e su territori rocciosi dove trova più facilmente rifugio durante l'inverno e per l'accudimento dei cuccioli, ma utilizza anche gli spazi aperti oltre il limite della vegetazione arborea.
La lince è un bel gattone, con una lunghezza che varia da 80 fino a 150 cm e un'altezza al garrese di 55-70 cm; Pesa dai 25 ai 33 kg, ma sono noti esemplari di particolare grandezza che arrivano ai 40 kg.
Il colore del pelo è variabile: da un grigio scuro uniforme ad un bruno rossiccio, con macchie evidenti. Caratteristici sono i ciuffi di pelo a lato del muso sulle guance e i due ciuffi di pelo di colore scuro lunghi 4–5 cm sull'estremità delle orecchie.
La lince preda principalmente animali di piccole o medie dimensioni come lepri, conigli, giovani cinghiali (i sacri animali tanto cari ai cacciatori naturalisti!), piccoli roditori, volpi, uccelli e possono essere predati pecore, capre oltre a cani e gatti randagi.
E infine la domanda che molti si pongono: si tratta di un animale pericoloso per l'uomo? assolutamente no, essendo un predatore schivo e innocuo che evita l'uomo.
Secondo quanto riportato dal PNGP: "La presenza della lince nel Parco è ancora oggi dubbia. Si sono susseguite nel tempo osservazioni, dirette e indirette, ma, in mancanza di specifici progetti di ricerca, risulta essere difficile stabilire l'esistenza di individui residenti nell'area protetta. D'altra parte, la territorialità stretta degli adulti e la grande dimensione degli spazi vitali (circa 200-300 km2) consente la presenza nell'intera area protetta di un massimo di due coppie di lince, la cui osservazione diventa un evento assolutamente eccezionale".
Risulta tuttavia presente nel Parco Nazionale della Vanoise confinante con il PNGP.
Gli esemplari reintrodotti nelle Alpi (in Francia, Italia, Svizzera e Austria) negli ultimi decenni sono stati oltre un centinaio e attualmente una piccola popolazione vive stabilmente sull'arco alpino, Il gipeto rimane comunque un animale molto raro sulle Alpi e per questo motivo ogni nuovo nato della specie è un lieto evento che va festeggiato.
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fonte: nationalgeographic.it |
Anche la lince sembrerebbe tornata (anche se il suo ritorno si riferisce a numeri esigui, leggete per maggiori informazioni questo articolo). Questo felino vive solitamente nelle regioni boschive e su territori rocciosi dove trova più facilmente rifugio durante l'inverno e per l'accudimento dei cuccioli, ma utilizza anche gli spazi aperti oltre il limite della vegetazione arborea.
La lince è un bel gattone, con una lunghezza che varia da 80 fino a 150 cm e un'altezza al garrese di 55-70 cm; Pesa dai 25 ai 33 kg, ma sono noti esemplari di particolare grandezza che arrivano ai 40 kg.
Il colore del pelo è variabile: da un grigio scuro uniforme ad un bruno rossiccio, con macchie evidenti. Caratteristici sono i ciuffi di pelo a lato del muso sulle guance e i due ciuffi di pelo di colore scuro lunghi 4–5 cm sull'estremità delle orecchie.
La lince preda principalmente animali di piccole o medie dimensioni come lepri, conigli, giovani cinghiali (i sacri animali tanto cari ai cacciatori naturalisti!), piccoli roditori, volpi, uccelli e possono essere predati pecore, capre oltre a cani e gatti randagi.
E infine la domanda che molti si pongono: si tratta di un animale pericoloso per l'uomo? assolutamente no, essendo un predatore schivo e innocuo che evita l'uomo.
Secondo quanto riportato dal PNGP: "La presenza della lince nel Parco è ancora oggi dubbia. Si sono susseguite nel tempo osservazioni, dirette e indirette, ma, in mancanza di specifici progetti di ricerca, risulta essere difficile stabilire l'esistenza di individui residenti nell'area protetta. D'altra parte, la territorialità stretta degli adulti e la grande dimensione degli spazi vitali (circa 200-300 km2) consente la presenza nell'intera area protetta di un massimo di due coppie di lince, la cui osservazione diventa un evento assolutamente eccezionale".
Risulta tuttavia presente nel Parco Nazionale della Vanoise confinante con il PNGP.
2 commenti:
Un articolo pieno di trite e ritrite banalità, condito di buonismo e luoghi comuni.
La paura verso il lupo è ben motivata dal fatto che questo è un tenace predatore e può causare gravi danni agli allevatori la cui sopravvivenza è legata a quella degli animali.
Non dirò che il lupo debba essere eradicato: tutt'altro. Sono felice che questo predatore sia ritornato a far parte delle nostre montagne. Ma come non si deve cadere nella retorica da cacciatore, nemmeno si può affrontare questa situazione con le solite frasi fatte del politicamente corretto.
Il lupo è tornato, rappresenta un problema per i montanari e gli allevatori ed è al contempo un segno dello spopolamento delle nostre montagne. Si cerchi di trovare soluzioni che accontentino sia gli uomini che vivono in montagna (oggi vittime della tirannia degli ambientalisti) , sia la legittima esistenza del lupo sulle Alpi. Una sana via di mezzo. Senza idealizzazioni ridicole.
Dalle sue argomentazioni è evidente che non ha letto l'articolo a fondo.
"La paura verso il lupo è ben motivata dal fatto che questo è un tenace predatore e può causare gravi danni agli allevatori la cui sopravvivenza è legata a quella degli animali."
a proposito di banalità...
In tutto l'arco alpino sono stimati dai 57 agli 89 lupi (nel quadriennio 2009 - 2013 ecco la fonte http://link.springer.com/article/10.1007/s13364-015-0247-8#/page-1) quindi di quali gravi danni stiamo parlando? vorrei qualche evidenza (numeri, statistiche) al di là dell'aria fritta.
nell'articolo che lei commenta è scritto:
"approccio ‘equilibrato’ del ritorno del lupo: torna il predatore, ed è un passo verso un riequilibrio dell'ambiente naturale, ma il contesto rimane quello di un mondo alpino fortemente antropizzato dove la presenza umana è molto forte e ben difficilmente la coesistenza uomo e lupo può realizzarsi senza una presa di coscienza del primo (l'uomo, il predatore dotato, in molti casi, anche di intelligenza).
Il lupo, come predatore, è in concorrenza con noi (predatori per eccellenza) e dobbiamo trovare un modo per convivere con esso.
Senz'altro chi ancora vive di pastorizia allo stato brado può subire dei danni dal ritorno del lupo. Credo che nelle comunità montane qualche meccanismo di rimborso sia già previsto. Poi il discorso è sempre quello di un atto di civiltà e rispetto: se per ogni agnello dilaniato dai lupi si chiedono danni per dieci pecore..."
che le potrà anche apparire banale, ma evidenzia come un accordo POSITIVO si possa trovare con la buona volontà di tutti.
"Non dirò che il lupo debba essere eradicato: tutt'altro. Sono felice che questo predatore sia ritornato a far parte delle nostre montagne. Ma come non si deve cadere nella retorica da cacciatore, nemmeno si può affrontare questa situazione con le solite frasi fatte del politicamente corretto."
quanti ne vuole mantenere di lupi? facciamo una bella decimazione?
"Il lupo è tornato, rappresenta un problema per i montanari e gli allevatori ed è al contempo un segno dello spopolamento delle nostre montagne. Si cerchi di trovare soluzioni che accontentino sia gli uomini che vivono in montagna (oggi vittime della tirannia degli ambientalisti) , sia la legittima esistenza del lupo sulle Alpi. Una sana via di mezzo. Senza idealizzazioni ridicole."
Il lupo è tornato e qualche problema lo crea, ma sono convinto (buonista!) che possa essere risolto con la buona volontà e il senso civico di tutti, eppure la montagna, (come la pianura, come la città e come ogni altro luogo), non è posto dove fare quello che si vuole (quante mandrie allo stato brado si trovano oggigiorno nei boschi e nei prati alpini?) pertanto un ritorno verso una condizione di equilibrio ecologico sia un obiettivo per tutti.
Il ritorno del lupo è conseguenza dello spopolamento delle montagna, che è un fenomeno sociale con cui il lupo non ha nulla a che fare.
La prego non scada su frasi come "tirannia degli ambientalisti" che mi fa passare la voglia di discutere.
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