martedì 31 gennaio 2017

lunedì 30 gennaio 2017

Caccia al lupo oppure no?


Secondo quanto riportato dagli organi di stampa la caccia al lupo, animale protetto, torna ad essere una pratica legale in Italia.

Sul sito web del ministero dell'ambiente viene riportato:

Domani [ovvero il 24 gennaio 2017] arriva in Conferenza Stato-Regioni, per un confronto di ordine tecnico, il Piano di conservazione e gestione per il lupo in Italia. La sua redazione ha coinvolto oltre 70 tra i massimi esperti dell’argomento, oltre all’Istituto per la Protezione Ambientale (ISPRA) e i maggiori portatori d’interessi. Il piano, che prevede 22 azioni di conservazione della specie, affronta anche il tema nodale della risoluzione sostenibile dei conflitti con le attività dell’uomo, nel pieno rispetto della normativa comunitaria e di quella nazionale. Proprio a questo scopo il testo concede in casi eccezionali la possibilità di attivare deroghe al divieto di rimozione di singoli esemplari di lupi, già prevista dalle norme italiane ed europee, avviando un percorso strettamente regolamentato e caratterizzato da rigorose azioni di prevenzione. Non esiste dunque nel piano alcuna ‘caccia al lupo’ indiscriminata, come paventato da alcune associazioni, ma di un insieme di azioni coerenti sotto il profilo scientifico mirate a migliorare lo stato di conservazione della specie e al contempo la pacifica convivenza con l’uomo".

Si tratta dell'agognato tentativo di trovare un equilibrio tra la naturale ripopolazione del suolo nazionale da parte del lupo e le necessità di chi nello stesso territorio ci vive e sviluppa un'attività produttiva potenzialmente danneggiata dal ritorno del lupo ('conflitti con le attività dell’uomo').

Il testo concede, solamente in casi eccezionali, la possibilità di abbattimenti selettivi ('avviando un percorso strettamente regolamentato e caratterizzato da rigorose azioni di prevenzione').

Ma quanti sono veramente i lupi in Italia? secondo quanto riportato su Nationalgeographic.it si parla di circa 1800 lupi nel periodo 2009-2013, altri fonti parlano, per il 2015-2016 di oltre 2000 esemplari in tutto il territorio nazionale.

Sono scettico sulla necessità di limitare il numero dei lupi e sui metodi proposti per farlo. A mio modesto modo di vedere aumenterà solamente il bracconaggio, specie in quelle regioni delle Alpi dove il predatore è tornato da poco.

domenica 29 gennaio 2017

Escursione al Rifugio Ottorino Mezzalama in Val d'Ayas


Una bella escursione, di una certa intensità, che vi permetterà di ammirare da vicino paesaggi di alta montagna. Il percorso sulla morena, seppur alla portata di chi sia in condizioni fisiche accettabili, presenta alcuni rischi, evitabili con un approccio di intelligente con prudenza. 
Necessari  un abbigliamento adeguato (giacca, cerata) e le giuste calzature (scarponi da montagna).

dislivello: oltre 1400 metri

La gita è consigliata nel periodo estivo.

Il Rifugio Mezzalama si trova sulla morena laterale del Grande Ghiacciaio di Verra e offre paesaggi impagabili sui gigante che dominano la zona (Il Castore e il Polluce, ma non solo). Il fenomeno del ritiro del ghiacciaio di Verra è evidente osservando il bacino glaciale ormai molto arretrato rispetto a pochi decenni fa.

Dopo aver parcheggiato a Saint Jacques (1689 m) si procede seguendo il torrente oltre la chiesetta. Proseguendo per circa duecento metri e lasciando alla propria destra un bar arriverete ad un ponticello che attraverserete seguendo il sentiero. Proseguite sul sentiero che sale dolcemente nella pineta per arrivare al Pian di Verra Inferiore in meno di mezzora. Proseguite sulla sterrata e procedete in piano fino al termine del pianoro. Da qui in poi ci sono 2 possibilità, procedere verso il lago Blu seguendo il sentiero chiaramente indicato e da lì risalire verso la morena oppure continuare sulla sterrata che dopo alcuni noiosi tornanti conduce al Pian di Verra Superiore, da qui, proseguendo nel pianoro si incontra finalmente il vero sentiero, contrassegnato dai cartelli per il rifugio Mezzalama (e pure il Rifugio Guide d'Ayas che è più in alto a quota 3400 m). 
La pendenza da ora in poi risulta relativamente impegnativa anche se non mancano i tratti pianeggianti e si risale a mezzacosta la morena per arrivare finalmente sulla cresta della stessa, da dove finalmente si può ammirare il rifugio al quale si arriverà su tratti abbastanza ripidi. 

La discesa si effettua sul medesimo tragitto della salita. Se siete fortunati osserverete camosci o  stambecchi sulla morena.



sabato 28 gennaio 2017

Universo di Robert Heinlein


A leggere la sinossi del libro ci sarebbe da domandarsi: uno dei tanti romanzi di fantascienza ambientato in un'astronave generazionale?
Certamente il tema è quello: l'astronave Vanguard, in rotta verso Proxima Centauri è una nave generazionale che da molto tempo attraversa l'oceano incommensurabile di spazio che separa il sistema solare dal sistema di Alpha Centauri.
La cosa notevole di questo romanzo è che si tratta di uno (non ho le conoscenze per affermare che si tratti del primo in assoluto) dei primissimi ronanzi del genere!
Uscito nel 1941 (!!!), i due capitoli che compongono il romanzo, ovvero Universo (che nella versione italiana dà il nome all'intera opera) e il suo seguito Buon Senso, furono pubblicati separatamente negli Stati Uniti su Astounding Stories,  nel maggio e nell'ottobre del 1941.
Mi ha colpito molto la capacità di Heinlein di descrivere la vita all'interno dell'astronave Vanguard, così grande da apparire come un vero e proprio universo per i suoi tribolati abitanti.

Il tema della nave generazionale come ho detto ha avuto molti emuli, cito come esempi Incontro con Rama di Clarke (non proprio la stessa cosa, lo ammetto), Vortice Galattico di Gerrold (molto simile) e L'astronave dei Ventimila e Ritorno dall'Esilio di Bova, ma questo romanzo breve di Heinlein è quello che mi è piaciuto di più.

Buone letture a tutti!

venerdì 27 gennaio 2017

Il Disgelo


Si è stabilito di celebrare il Giorno della Memoria ogni 27 gennaio perché in quel giorno del 1945 le truppe dell'Armata Rossa, impegnate nella offensiva Vistola-Oder in direzione della Germania, liberarono il campo di concentramento di Auschwitz.
Il disgelo è il primo capitolo de "La Tregua" di Primo Levi e descrive esattamente il 27 gennaio 1945, quando Levi e il suo amico Charles, mentre stanno trasportando alla fossa comune il corpo del compagno di stanza Somogyi, scorgono da lontano la prima pattuglia di soldati russi. Quella data segna la fine della prigionia (non della permanenza) nel campo di concentramento di Auschwitz.

Nei primi giorni del gennaio 1945, sotto la spinta dell'Armata Rossa ormai vicina, i tedeschi avevano evacuato in tutta fretta il bacino minerario slesiano. Mentre altrove, in analoghe condizioni, non avevano esitato a distruggere col fuoco o con le armi i Lager insieme con i loro occupanti, nel distretto di Auschwitz agirono diversamente: ordini superiori (a quanto pare dettati personalmente da Hitler) imponevano di «recuperare», a qualunque costo, ogni uomo abile al lavoro. Perciò tutti i prigionieri sani furono evacuati, in condizioni spaventose, su Buchenwald e su Mauthausen, mentre i malati furono abbandonati a loro stessi. Da vari indizi è lecito dedurre la originaria intenzione tedesca di non lasciare nei campi di concentramento nessun uomo vivo; ma un violento attacco aereo notturno, e la rapidità dell'avanzata russa, indussero i tedeschi a mutare pensiero, e a prendere la fuga lasciando incompiuto il loro dovere e la loro opera.

Nell'infermeria del Lager di Buna-Monowitz eravamo rimasti in ottocento. Di questi, circa cinquecento morirono delle loro malattie, di freddo e di fame prima che arrivassero i russi, ed altri duecento, malgrado i soccorsi, nei giorni immediatamente successivi.

La prima pattuglia russa giunse in vista del campo verso il mezzogiorno del 27 gennaio 1945. Fummo Charles ed io i primi a scorgerla: stavamo trasportando alla fossa comune il corpo di Sòmogyi, il primo dei morti fra i nostri compagni di camera. Rovesciammo la barella sulla neve corrotta, ché la fossa era ormai piena, ed altra sepoltura non si dava: Charles si tolse il berretto, a salutare i vivi e i morti.

Erano quattro giovani soldati a cavallo, che procedevano guardinghi, coi mitragliatori imbracciati, lungo la strada che limitava il campo. Quando giunsero ai reticolati, sostarono a guardare, scambiandosi parole brevi e timide, e volgendo sguardi legati da uno strano imbarazzo sui cadaveri scomposti, sulle baracche sconquassate, e su noi pochi vivi.

Primo Levi, la Tregua.

 Per non dimenticare.

giovedì 26 gennaio 2017

Tanzania e NgoroNgoro - Le foto degli animali



Una raccolta di foto da una gita di qualche anno fa in Tanzania nel cratere di Ngorongoro.
L'Area di conservazione di Ngorongoro si estende nella zona della caldera di Ngorongoro situata nella pianura di Serengeti, a nord-ovest della città di Arusha e ad est del Parco del Serengeti, con il quale costituisce un territorio ininterrotto e costituisce un'area naturale protetta.

Nel cratere la concentrazione di fauna è impressionante: dai branchi di zebre, gnu, elefanti, leoni, bufali, iene, sciacalli, ippopotami, babbuini, ghepardi,nonché alcune piuttosto rare come i rinoceronti neri e i leopardi, che vivono sugli alberi della foresta pluviale che ricopre i pendii del cratere.

Ecco alcune foto. Per le foto dei leoni ho scritto un post dedicato.











mercoledì 25 gennaio 2017

Tanzania e NgoroNgoro - I Leoni


Una raccolta di foto da una gita di qualche anno fa in Tanzania nel cratere di Ngorongoro.

L'Area di conservazione di Ngorongoro si estende nella zona della caldera di Ngorongoro situata nella pianura di Serengeti, a nord-ovest della città di Arusha e ad est del Parco del Serengeti, con il quale costituisce un territorio ininterrotto e costituisce un'area naturale protetta.

Nel cratere la concentrazione di fauna è impressionante: dai branchi di zebre, gnu, elefanti, leoni, bufali, iene, sciacalli, ippopotami, babbuini, ghepardi,nonché alcune piuttosto rare come i rinoceronti neri e i leopardi, che vivono sugli alberi della foresta pluviale che ricopre i pendii del cratere.

Ecco alcune foto...leonine! Per altre foto cliccate qui.


 






martedì 24 gennaio 2017

L'Ultimo Jedi. Rivelato il Titolo di Star Wars Episodio VIII


Il prossimo capitolo di Guerre Stellari episodio VIII ha dunque un nome, L'Ultimo Jedi.

Per vederlo in sala dovremo aspettare dicembre 2017. Per ora non sono disponibile trailer, quindi ogni speculazione sulla trama del film è possibile. Si noti come il logo Star Wars sia in rosso e non il classico giallo. Solo una mossa di marketing o qualcosa di più?

"Quando più non sarò, l'ultimo degli Jedi sarai tu"

 

Lupi Linci e Gipeti Ripopolano le Alpi?


Lentamente alcuni animali scomparsi dall'arco alpino nei secoli scorsi stanno ritornando a popolare quelle nicchie ecologiche in cui vivevano in passato.
Si tratta di animali predatori, come il lupo e la lince, o necrofagi come il gipeto, e sono animali di medie o grandi dimensioni accolti con favore da molte persone, ma creano molta apprensione (ingiustificata!) in molti altri.
Si tratta di animali che in passato erano parte dell'ecosistema alpino e quindi non si deve parlare di invasione, ma di ritorno in un habitat preesistente anche se le numerosità degli esemplari varia a seconda della specie.

Il lupo è ormai una realtà per la montagna italiana con oltre un migliaio di esemplari presenti. La colonizzazione spontanea della dorsale appenninica si è completata negli ultimi cinquant'anni e ora l'avanzata continua sull'arco alpino a partire dalle Alpi Marittime (a Entracque, in provincia di Cuneo, esiste un centro visitatori dedicato ai lupi chiamato Uomini e Lupi).
Sulle Alpi Graie il lupo è in Val Soana, in Piemonte, nel pieno del Parco Nazionale del Gran Paradiso. Per maggiori dettagli potete leggere questo post.
Si tratta di un ritorno avvenuto naturalmente, ovvero per colonizzazione progressiva delle valle con esemplari provenienti dal sud. L'intervento umano non centra quindi.
Si possono comprendere certe paure ataviche verso un predatore apicale come il lupo e sicuramente i media contribuiscono ad alimentare queste fobie, ma la speranza è che prevalga il buon senso e non si finisca per attribuire al lupo qualsiasi 'colpa'.

fonte: improntaunika.it

Eppure il ritorno è contestato: molti di noi accolgono con favore il RITORNO (non invasione) di un predatore in un ambiente di cui in origine era parte integrante, ma altri sono contrari del lupo per vari motivi. 
In alcuni prevale la paura di un predatore visto come famelico e mangia-uomini (un falso mito derivato da un substrato culturale antico e spesso distorto nella visione moderna), e non mancano coloro che percepiscono il lupo come elemento negativo che sovverte l'ordine naturale delle cose: i cacciatori ("naturalisti cacciatori"), i bracconieri e tutti coloro che condannano il ritorno del feroce predatore perché "distrugge la fauna".
Il ritorno del lupo preoccupa e indigna, ma cosa dire allora dell'introduzione illegale, nei decenni scorsi, dei cinghiali per il crudele sollazzo venatorio di certuni?

Quello che vorrei evidenziare è un approccio ‘equilibrato’ del ritorno del lupo: torna il predatore, ed è un passo verso un riequilibrio dell'ambiente naturale, ma il contesto rimane quello di un mondo alpino fortemente antropizzato dove la presenza umana è molto forte e ben difficilmente la coesistenza uomo e lupo può realizzarsi senza una presa di coscienza del primo (l'uomo, il predatore dotato, in molti casi, anche di intelligenza).
Il lupo, come predatore, è in concorrenza con noi (predatori per eccellenza) e dobbiamo trovare un modo per convivere con esso. 
Senz'altro chi ancora vive di pastorizia allo stato brado può subire dei danni dal ritorno del lupo. Credo che nelle comunità montane qualche meccanismo di rimborso sia già previsto. Poi il discorso è sempre quello di un atto di civiltà e rispetto: se per ogni agnello dilaniato dai lupi si chiedono danni per dieci pecore... (homo homini lupus? sto divagando)

Un altro felice ritorno è quello del gipeto, (maggiori dettagli a questo link) scomparso dal Parco Nazionale del Gran Paradiso agli inizi del XX secolo,  è tornato a volare nelle nostre valli grazie ad un progetto internazionale che negli ultimi decenni ne ha promosso la reintroduzione in tutto l'arco alpino.

Il gipeto è noto anche come avvoltoio degli agnelli per un antico ed errato pregiudizio riguardo la sua alimentazione, come altri avvoltoi il gipeto è infatti un necrofago e si nutre principalmente di carcasse di animali morti, in particolare delle ossa e del midollo osseo e in nessun caso si nutrirà di agnelli vivi predati sui pascoli e non li ucciderà per cibarsi delle ossa.
Inutile dire che viene percepito da alcuni, alla stregua del lupo, come un animale feroce o comunque pericoloso perché si ciba degli animali al pascolo, una falsità dura a morire. Ribadisco ancora che questo avvoltoio non ucciderà mai agnelli e capretti al pascolo, si limiterà eventualmente a nutrirsi delle carcasse.

Gli esemplari reintrodotti nelle Alpi (in Francia, Italia, Svizzera e Austria) negli ultimi decenni sono stati oltre un centinaio e attualmente una piccola popolazione vive stabilmente sull'arco alpino, Il gipeto rimane comunque un animale molto raro sulle Alpi e per questo motivo ogni nuovo nato della specie è un lieto evento che va festeggiato.

fonte: nationalgeographic.it

Anche la lince sembrerebbe tornata (anche se il suo ritorno si riferisce a numeri esigui, leggete per maggiori informazioni questo articolo). Questo felino vive solitamente nelle regioni boschive e su territori rocciosi dove trova più facilmente rifugio durante l'inverno e per l'accudimento dei cuccioli, ma utilizza anche gli spazi aperti oltre il limite della vegetazione arborea.
La lince è un bel gattone, con una lunghezza che varia da 80 fino a 150 cm e un'altezza al garrese di 55-70 cm; Pesa dai 25 ai 33 kg, ma sono noti esemplari di particolare grandezza che arrivano ai 40 kg.

Il colore del pelo è variabile: da un grigio scuro uniforme ad un bruno rossiccio, con macchie evidenti. Caratteristici sono i ciuffi di pelo a lato del muso sulle guance e i due ciuffi di pelo di colore scuro lunghi 4–5 cm sull'estremità delle orecchie.

La lince preda principalmente animali di piccole o medie dimensioni come lepri, conigli, giovani cinghiali (i sacri animali tanto cari ai cacciatori naturalisti!), piccoli roditori, volpi, uccelli e possono essere predati pecore, capre oltre a cani e gatti randagi.

E infine la domanda che molti si pongono: si tratta di un animale pericoloso per l'uomo? assolutamente no, essendo un predatore schivo e innocuo che evita l'uomo.

Secondo quanto riportato dal PNGP: "La presenza della lince nel Parco è ancora oggi dubbia. Si sono susseguite nel tempo osservazioni, dirette e indirette, ma, in mancanza di specifici progetti di ricerca, risulta essere difficile stabilire l'esistenza di individui residenti nell'area protetta. D'altra parte, la territorialità stretta degli adulti e la grande dimensione degli spazi vitali (circa 200-300 km2) consente la presenza nell'intera area protetta di un massimo di due coppie di lince, la cui osservazione diventa un evento assolutamente eccezionale".

Risulta tuttavia presente nel Parco Nazionale della Vanoise confinante  con il PNGP.

domenica 22 gennaio 2017

Tanzania e Ngorongoro


L'Area di conservazione di Ngorongoro si estende nella zona della caldera di Ngorongoro situata nella pianura di Serengeti, a nord-ovest della città di Arusha e ad est del Parco del Serengeti, con il quale costituisce un territorio ininterrotto e costituisce un'area naturale protetta.

Il cratere di Ngorongoro si trova a 2.200 metri sul livello del mare, misura oltre 16 chilometri di diametro e occupa in totale un'area di circa 265 chilometri quadrati.

Nel cratere la concentrazione di fauna è impressionante: dai branchi di zebre, gnu, elefanti, leoni, bufali, iene, sciacalli, ippopotami, babbuini, ghepardi,nonché alcune piuttosto rare come i rinoceronti neri e i leopardi, che vivono sugli alberi della foresta pluviale che ricopre i pendii del cratere.

Le foto dei leoni le trovate in questo post!




sabato 21 gennaio 2017

venerdì 20 gennaio 2017

La Lince nel Parco Nazionale del Gran Paradiso

Foto di Alessio di Leo
La lince vive solitamente nelle regioni boschive. Un territorio roccioso è importante anche per poter trovare più facilmente rifugio durante l'inverno e per l'accudimento dei cuccioli, utilizza anche gli spazi aperti oltre il limite della vegetazione arborea.

Ha una lunghezza che varia da 80 fino a 150 cm con altezza al garrese di 55-70 cm; Pesa dai 25 ai 33 kg, ma sono noti esemplari di particolare grandezza che arrivano ai 40 kg.

Il colore del pelo è variabile: da un grigio scuro uniforme ad un bruno rossiccio, con macchie evidenti. Caratteristici sono i ciuffi di pelo a lato del muso sulle guance e i due ciuffi di pelo di colore scuro lunghi 4–5 cm sull'estremità delle orecchie.

Le zampe sono munite di unghie affilate retrattili; le zampe posteriori sono più lunghe di quelle anteriori. La lince possiede 28 denti: i quattro lunghi canini sono fondamentali per l'uccisione delle prede.

La lince preda principalmente animali di piccole o medie dimensioni come lepri, conigli, giovani cinghiali, piccoli roditori, volpi, uccelli, possono essere predati pecore, capre e cani e gatti randagi.

E infine la domanda che molti si pongono: si tratta di un animale pericoloso per l'uomo? assolutamente no, essendo un predatore schivo e innocuo.

Secondo quanto riportato dal PNGP: "La presenza della lince nel Parco è ancora oggi dubbia. Si sono susseguite nel tempo osservazioni, dirette e indirette, ma, in mancanza di specifici progetti di ricerca, risulta essere difficile stabilire l'esistenza di individui residenti nell'area protetta. D'altra parte, la territorialità stretta degli adulti e la grande dimensione degli spazi vitali (circa 200-300 km2) consente la presenza nell'intera area protetta di un massimo di due coppie di lince, la cui osservazione diventa un evento assolutamente eccezionale".

Risulta tuttavia presente nel Parco Nazionale della Vanoise confinante  con il PNGP.


Per un'indicazione più precisa del numero di linci attualmente presenti nell'arco alpino potete consultare il sito kora.ch dove viene riportato:

Nel 2011, il numero di linci nelle Alpi era stimato a 136-180 individui indipendenti distribuiti tra Francia (15-20), Italia (10-15), Svizzera (100-120), Liechtenstein (0-2), Germania (0-1), Austria (6-12) e Slovenia (5-10). 


giovedì 19 gennaio 2017

Lo Scontro delle Civiltà e il Nuovo Ordine Mondiale di Samuel Huntington


Un classico di scienze politiche che lessi anni fa. Un'opera molto interessante del compianto Samuel Huntington.
Uscito nel 1996, si presta ad una rilettura critica alla luce degli avvenimenti degli ultimi anni.
Ecco che cosa scriveva l'autore.

« La mia ipotesi è che la fonte di conflitto fondamentale nel nuovo mondo in cui viviamo non sarà sostanzialmente né ideologica né economica. Le grandi divisioni dell'umanità e la fonte di conflitto principale saranno legate alla cultura. Gli Stati nazionali rimarranno gli attori principali nel contesto mondiale, ma i conflitti più importanti avranno luogo tra nazioni e gruppi di diverse civiltà. Lo scontro di civiltà dominerà la politica mondiale. Le linee di faglia tra le civiltà saranno le linee sulle quali si consumeranno le battaglie del futuro. » 

Le varie civiltà umane secondo Huntington

Per molti aspetti questo saggio si sta rivelando profetico e molte delle evoluzioni indicate si stanno avverando.
Una lettura, non semplice, per il lettore curioso.

mercoledì 18 gennaio 2017

L'isola di Mauritius


L'isola di Mauritius (Maurizio come indicato su certe carte geografiche italiane), e non 'le Mauritius' come si dice sovente, è un'isola vulcanica lunga 58 km e larga 47 km. Mauritius si trova a quasi 2000 km a est delle corte africane 800 km oltre il Madagascar e dista circa 220 km dalla altrettanto celebre Réunion ed è sulla stessa latitudine di Rio de Janeiro. Ha una superficie di quasi 2000 kmq con oltre 300 km di coste.
La sua morfologia comprende un vasto altipiano centrale, foreste tropicali fiumi e cascate. Le vette più alte superano gli 800 m di altezza.

La nazione di Maurizio comprende anche l'isola di Rodrigues, posta a più di 500 km a Nord ed insieme ad altri atolli corallini sparsi (Cargados, Carajos e Agalega) fa parte dell'arcipelago delle Mascarene (dal nome del loro scopritore: il navigatore portoghese Pedro de Mascarenhas).

Si ritiene che Mauritius sia l'estremità più alta di un'enorme catena vulcanica sprofondata che si estende dalle isole Seychelles fino a Rèunion. Comunque, a differenza di Rèunion, a Mauritius non ci sono vulcani attivi sebbene si trovino numerosi resti di attività vulcanica.
Esempi di questa orgine geologica sono, ad esempio, Il cratere spento di Trou aux Cerfs a Curepipe e il lago vulcanico di Gran Bassin (sacro per gli Indù). L'isola è inoltre ricoperta da milioni di ciottoli di lava che si possono osservare in tutta l'isola in particolare nelle piantagioni di canna da zucchero in mezzo alle quali affiorano centinaia di queste pietre nere, ammassate in questa maniera dai creoli per ricavare delle zone di terra coltivabile.

Mauritius è circondata da una scogliera corallina che determina lunghi tratti di spiagge sabbiose bianco rosate e che si interrompe in alcuni tratti; ad esempio, lungo la costa meridionale tra Souillac e Le Bouchon, dove la scogliera è interrotta, il mare si infrange contro rocce scure dando vita ad uno spettacolare tratto di costa selvaggia e frastagliata. Verso sud l'isola si alza rapidamente fino a raggiungere un altopiano centrale che, oltre le montagne dietro Port Louis, degrada dolcemente fino alla costa nord: la cima più alta, il Pitou de la Petite Rivière Noire, raggiunge gli 800 m.

Mauritius è inoltre un mirabile esempio di integrazione culturale: i Mauriziani sono infatti il risultato di un mix di svariate etnie e culture. Attraversando l'isola si possono incontrare indigeni di ogni tipo: bianchi, africani, indiani e musulmani. Ogni gruppo etnico tendenzialmente non si mescola con gli altri, ma ogni comunità rispetta le tradizioni, i costumi e le tradizioni di tutti.


martedì 17 gennaio 2017

Il Test Hardtack Teak - Una Bomba Atomica (quasi) nello Spazio


Ho già scritto nel mio blog della corsa allo spazio e dello sviluppo delle armi nucleari ad opera delle due superpotenze. Queste grandi conquiste tecniche (ribadisco tecniche, sul valore etico delle armi nucleari si è già scritto tanto e non entro nel merito) portarono allo sviluppo dei missili balistici intercontinentali (ICBM) che per decenni hanno avuto un ruolo fondamentale nella balance of power della Guerra Fredda.

Lo sviluppo dei missili intercontinentali per molti versi anticipò e sostenne la corsa allo spazio in quanto le difficoltà tecniche da superare erano sostanzialmente le stesse.

I missili balistici permettevano, come noto, di trasportare armi nucleari sul territorio nemico attraverso una fase di volo suborbitale e traiettorie parzialmente orbitali. Il missile balistico aprì dunque due possibili scenari nell'impiego delle bombe: 
  • un'esplosione endoatmosferica, ovvero detonazione che avviene a terra o a bassa quota e di cui si aveva negli anni '50 una grande esperienza, derivata da tantissimi test effettuati negli atolli del Pacifico.
  • un'esplosione esoatmosferica, ovvero una detonazione termonucleare, ad altitudini superiori ai 50 km. 
Le esplosioni nucleari ad alta quota (chiamate HANE nell'acronimo inglese) erano una novità, un nuovo scenario reso possibile dagli ICBM su cui era necessario effettuare dei test. Questi test nucleari erano intesi a sperimentare la possibilità di una difesa anti ICBM con missili balistici (una anticipazione della Strategic Defense Initiative di reaganiana memoria)  e più in generale per determinare gli effetti dell'esplosione e della radiazione (EMP, impulso elettromagnetico) nell'ambito esoatmosferico.
Il test Hardtack Teak fu ideato per questo secondo scopo:  un test esoatmosferico effettuato nell'ambito dell'Operazione Hardtack I nel 1958.
Teak non fu il primo test con detonazione ad alta quota, fu infatti preceduto dal test Yucca nel quale fu impiegato un pallone aerostatico per il trasporto della bomba da 2 kilotoni (quindi 2000 volte meno potente di Teak) che detonò ad un'altitudine di 26 Km, ma fu il primo realizzato con un missile.
 
Lanciata il 1 agosto 1958 da Johnston Island con un missile Redstone, la bomba, da 3,8 Megaton esplose ad un'altitudine di 77 km.

Il test Teak fu originariamente progettato per essere lanciato dall'Atollo di Bikini, ma le alte sfere della Commissione Atomica degli Stati Uniti si opposero alla prova a causa dei timori che il flash della detonazione potesse accecare gli abitanti che vivevano sugli atolli vicini (già duramente provati dai test endoatmosferici degli anni precedenti, come ho già scritto nel mio blog).

Si decise dunque di effettuare il test nella remota Johnston Island. L'isola fu scelta a causa del suo isolamento, l'isola abitata più vicina è infatti a quasi 900 km di distanza. Il test venne effettuato di notte e per ridurre i rischi del test la maggioranza del personale fu evacuato dalla base prima del test. Durante la detonazione erano comunque presenti nell'isola quasi 200 persone.


Il lancio avvenne con un missile Redstone (lo stesso modello impiegato nel gennaio dello stesso anno per portare in orbita il satellite Explorer I) e ad assistervi c'era anche il famigerato ex nazista Wernher Von Braun, padre delle V2 di Hitler e del Saturn V delle missioni Apollo sulla Luna e che in seguito fu definito dalla NASA "il più grande scienziato della tecnica missilistica e aerospaziale della storia".

A me Von Braun non è mai piaciuto: offertosi come prigioniero di guerra all'esercito americano (leggete a tal proposito questo mio articolo relativo all'Operazione Paperclip) von Braun aveva un bel po' da farsi perdonare dagli Alleati.
Nato nel 1912 fu parte di un'intera generazione tedesca che aveva 20 anni quando Hitler prese il potere, von Braun non solo era un convinto membro del partito nazista ma anche alto ufficiale delle SS ed era il responsabile del centro di comando di Peenemunde.

Da vero opportunista von Braun comprese che alla fine della guerra il bagaglio tecnico del suo team e le sue competenze sarebbero state un'utile merce di scambio.
Un membro del suo team di ingegneri si dice abbia affermato: "disprezzavamo i francesi, eravamo spaventati a morte dai sovietici e ritenevamo che gli inglesi non avessere le risorse per i nostri progetti, pertanto restavano solo gli americani".
Von Braun portò in dote un sacco di materiale del progetto V2 e fu accolto a braccia aperte dal governo americano, ma il suo ruolo a Peenemunde e nel partito nazista era troppo significativo per passare sottotraccia.  Fu comunque inevitabile che gli americani aprissero un'inchiesta sui di lui e dopo qualche anno di difficile indagine fu confermato che von Braun e i suoi avevano ampiamente usato prigionieri di guerra e condannati politici come schiavi a Peenemunde ed erano complici di gravi crudeltà comprese esecuzioni capitali. Per molto meno, negli anni successivi alla guerra, gli alleati fucilavano o impiccavano i colpevoli.
Ma von Braun era un noto genio della missilistica. Non fu processato ne messo in prigione e il suo passato nazista fu semplicemente dimenticato, ma inevitabilmente venne lasciato in isolamento per qualche tempo, fino a rientrare nel novero degli scienziati di punta che davano vigore alle ricerche missilistiche americane.
Nel 1950, durante la Guerra di Corea, von Braun iniziò a lavorare al progetto del missile Redstone per la US Army. Il Redstone fu impiegato per i primi 5 test di ICBM degli Stati Uniti e von Braun assistette personalmente alla prima di queste detonazioni: il test Teak dell'operazione Hardtack I.

Il test Teak interferì pesantemente sulle comunicazioni radio HF in una vasta area del Pacifico, a causa della grande grande quantità di detriti di fissione rilasciati nella ionosfera. L'impulso elettromagnetico (EMP) fu così potente che il blackout durò ben 9 ore in Australia mentre nelle isole Hawaii le comunicazioni del traffico aereo militare e civile si interruppero per diverse ore. Nelle Isole Hawaii, situate a 1300 km di distanza dove il test era stato tenuto segreto, Il bagliore rosso dell'esplosione rimase chiaramente visibile nel cielo a sud-ovest per mezz'ora.
Nelle Samoa Occidentali (a oltre 3000 Km di distanza) fu osservata un raro fenomeno di aurora australe, mai osservato prima a quelle latitudini.
  
Il blackout dovuto all'esplosione  (EMP) impedì al personale di comunicare il buon esito del test a Washington per ben otto ore. Quando le comunicazioni furono ristabilite il primo messaggio ricevuto dalla base di Johnston Island fu: "are you still there?" (Siete ancora lì?)

La base missilistica fotografata durante l'esplosione

Alcuni scienziati che stavano osservando il test dall'isola di Johnston furono costretti a trovare immediato riparo dal fulgore dell'esplosione che, per un errore durante il lancio, avvenne direttamente sulla verticale della base di lancio e non a 36 km di distanza come previsto.
Il lampo dell'esplosione fu così violento che la notte diventò giorno. Il personale era stato munito di occhiali protettivi contro il flash dell'esplosione, ma alcuni testimoni oculari subirono anche delle ustioni alla pelle. Inutile dire che i danni alla fauna locale furono significativi.

Ecco il video dell'esplosione:


Per maggiori informazioni ecco un lungo video disponibile in rete:

lunedì 16 gennaio 2017

Il Nostro Futuro di Alec Ross


Circa 25 anni fa Alec Ross, nativo del West Virginia con nonni italiani e all'epoca studente universitario, lavorava nel periodo estivo per guadagnare qualche soldo extra.
Un lavoro notturno: puliva il vomito degli ubriachi ai concerti di musica country.
Lavoro schifoso, ma istruttivo per un giovane di buona famiglia che in quel modo imparava a vivere nel mondo degli adulti. Diverso il discorso per i suoi 'colleghi': uomini fatti e finiti che avevano trovato solamente quell'occupazione perché la loro qualifica professionale non gli garantiva di meglio. Decenni prima questi signori in West Virginia avrebbero trovato impiego in miniera o in fonderia, ma il mondo negli anni '90 del secolo scorso era cambiato e ormai anche nelle miniere e acciaierie era richiesta solamente manodopera specializzata.

Da quegli inizi il signor Ross ne ha fatta di strada fino a diventare senior advisor per il segretario di stato Hillary Clinton nell'amministrazione Obama e docente alla Columbia University. Non l'ultimo arrivato dunque.

L'autore riflette su quanto sarebbe stato utile un quarto di secolo fa avere a disposizione una 'guida' sulle evoluzioni degli anni successivi. Questo libro vuole quindi essere una 'guida' per chi si affaccia ora al mondo del lavoro e più in generale per chi vuole comprendere i cambiamenti imminenti e magari 'cogliere al balzo' le nuove opportunità.
Evoluzione tecnologica accelerata e globalizzazione sono i due motori della trasformazione contemporanea e di conseguenza anche il mondo del lavoro cambia drasticamente e molto in fretta.
Quali saranno i protagonisti del mondo nei prossimi decenni?  Come cambierà il mercato del lavoro e quali saranno gli ambiti di maggiore sviluppo nel futuro? 
Il libro analizza i trend di questo scorcio di XXI secolo individuando i campi in cui si avranno i maggiori sviluppi nel futuro: robotica, scienze biologiche avanzate, Big data analytics, l'ingegneria genetica, la smaterializzazione del denaro e la cyber sicurezza.
Ognuno di questi campi di sviluppo viene analizzato dall'autore che riassume lo stato dell'arte ed estrapola quello che potrebbe succedere, con la non comune capacità di riassumere efficacemente i concetti senza appesantire la lettura con complessi dettagli tecnici.

Molto interessante il capitolo finale dove sono analizzati esempi di nazioni che 'ce l'hanno fatta' e altre sulla via del declino. Un libro interessante,  per noi e i nostri figli. Per non finire a lavorare pulendo vomito dopo i concerti.

domenica 15 gennaio 2017

Superbestia (Urania 813) di David Gerrold


Il tema classico del viaggio del tempo. 
Uno sparuto gruppo di cacciatori torna indietro di 100 milioni di anni per un safari con i dinosauri. Ma le cose vanno male e la superbestia è invincibile. 

Ma chi è davvero la superbestia?  Il "re tiranno" a cui si ostinano a dare la caccia o l'uomo stesso?

Un precursore di Jurassic Park con una minore accuratezza scientifica, ma una buona attenzione (tipica di Gerrold) alla caratterizzazione dei personaggi e ai loro conflitti.
Un romanzo scientifico 'psicologico' dove emergono i temi tipici delle opere di Gerrold. 
Leggibile, ma sicuramente non un capolavoro.

sabato 14 gennaio 2017

Canarie – Il Parco Nazionale del Teide a Tenerife


Tra le tante mete di Tenerife, da non perdere Il Parque Nacional del Teide, istituito nel 1954, che è stato recentemente dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell'Umanità (il secondo delle Isole Canarie!!)

Il Parco prende il nome dal Vulcano Teide che con una altezza di 3718 m sul livello del mare e di ben 7 km dal fondo oceanico è il terzo vulcano più grande del pianeta dopo il Mauna Loa e il Mauna Kea alle Hawaii.

La cima del Teide è accessibile tramite la funivia che arriva fin quasi alla cima dell'enorme vulcano, all’arrivo della funivia è possibile ammirare un panorama magnifico.

Nel parco le numerose colate di diverse eruzioni lungo i fianchi della montagna formano un paesaggio davvero caratteristico. Le Siete Canadas La Fortaleza, la Roques de Garcia e il vulcano Pico Viejo (un secondo vulcano che si trova ad Ovest del Teide) sono alcune delle meraviglie che valorizzano il paesaggio naturale del parco.





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