mercoledì 1 novembre 2017

La Favola di Marchionne sulle Auto Elettriche


Mi hanno fatto sorridere amaramente le parole di Marchionne, pronunciate qualche settimana fa, sull'effettiva efficacia delle auto elettriche come soluzione futura e futuribile per la riduzione dell'inquinamento atmosferico.
Secondo il famoso capitano d'industria (riprendo le sue parole riportate da Il Sole 24 Ore, dal medesimo sito ho anche copiato la foto in alto):

«Prima di pensare che i veicoli elettrici siano la soluzione, dobbiamo considerare tutto il ciclo di vita di queste vetture, infatti le emissioni di un'auto elettrica, quando l'energia è prodotta da combustibili fossili, sono equivalenti a quelli di un altro tipo di auto [..] le auto elettriche sono «un'arma a doppio taglio».

Una affermazione incauta e opinabile: la produzione di energia elettrica è solo in parte legata a combustibili fossili (circa il 60-70% in Italia) , ma anche ad altre fonti rinnovabili o comunque meno inquinanti e potremmo comunque cercare di migliorare e di sognare un domani migliore per queste tecnologie.
Contesto a questo signore l'ipocrisia di fondo: innovativi e sognatori quando conviene, ma estremamente conservatori dove interessa alla propria azienda.

Le auto elettriche agiscono in termini di polveri sottili e di emissioni nelle grandi città. Rimane la questione di come produrle, come alimentarle e come smaltirle. Per la produzione, si fa una batteria invece di un motore. Ci sono molti meno pezzi, ce n'è uno assemblato, e meno trasporti collegati. Per alimentarla occorrono centrali, in questo però le emissioni di una centrale si possono controllare meglio delle emissioni di milioni di auto individuali. poi bisogna smaltirle, e qui sarà un altro paio di maniche. Ma sono le maniche che abbiamo usato negli ultimi 100 anni, e si troverà un modo.
In sé credo che le auto elettriche inquinino meno. Certo non sono le case automobilistiche che innovano su una tecnologia rivoluzionaria, ma sono loro che possono prendere una tecnologia e creare un prodotto valido per usarla.

Va ricordato che comunque l'industria matura non è innovativa, cerca di mungere tutto il latte possibile. Poi arriva un'industria innovativa, e se il suo business model ha successo, immediatamente spiazza il passato.
C'è un grosso problema nel numero di case automobilistiche europee: due grosse in Francia, 5 in Germania. 1 in Spagna. Ci illudiamo che questo sistema, che si nutre di sé stesso, possa continuare a stare in piedi da solo. Invece stiamo ritardando tutto il nostro adattamento a queste attività.
E quando l'innovazione arriverà, o tutte queste case lavoreranno di concerto per portare una grossa innovazione nel mondo, o saranno spazzate via. Ma il cambiamento non è remunerativo a breve e nessun finanziatore europeo è disposto a finanziarlo.

Inoltre il concetto di 'energia elettrica prodotta che comunque inquina' - oltre a essere scientificamente errato - fa riferimento alle sole auto elettriche a batteria. 
Nel caso di un'automobile a fuel cell non ci sono batterie, ma celle di combustibile che consumano idrogeno e producono acqua (!).

L'impiego di celle a combustibile per auto è una tecnologia, che io sappia, non ancora economicamente matura e conveniente per i problemi legati all'immagazzinamento dell'idrogeno, non impiegabile in forma gassosa per i problemi pratici di stoccaggio di un gas molto pericoloso (la tragedia dell'Hinderburg la conosciamo tutti).
Si possono usare metodi di sinterizzazione che consentono di trasportare idrogeno in forma solida (come sali di idrogeno, idruri) che lo rendono totalmente sicuro.

Il problema sono i costi ancora troppo alti, ma comunque potenzialmente riducibili con economie di scala.


martedì 31 ottobre 2017

Il Grande Incendio di Yellowstone del 1988


Le immagini di questi giorni sugli incendi nel mio Canavese e nel resto del Piemonte creano tristezza e rabbia.
Preferisco non pensare alle cause che hanno portato a questi incendi - io non ho paura degli incendi dolosi, ma temo l'incuria, la stupidità e l'indifferenza dei molti che frequentano montagne e boschi lasciando rifiuti di ogni genere e di certo trascurando gli effetti di fiamme libere o di fuochi di sterpaglie lasciati senza controllo - e voglio pensare a quanto accadde nel 1988 nel Parco di Yellowstone, negli Stati Uniti.

L'incendio ebbe inizio per cause naturali nel mese di giugno 1988 e si protrasse per settimane e mesi. Quella fu l’estate più secca da oltre un secolo e i venti impetuosi alimentarono gli incendi che si propagarono in maniera incontrollata.
Le autorità del parco presero una decisione drastica: lasciar fare alla Natura, limitandosi a proteggere i pochi esseri umani, mentre gli animali dovettero cavarsela da soli. 

Quell'incendio durò per due interminabili mesi e fu il più grave nella storia del parco: andarono in fumo 3200 Km quadrati di foreste, pari al 36% dell'intero parco.
3200 Kmq sono un'area enorme, sono 320mila ettari, un paio di ordini di grandezza più grandi degli incendi in Piemonte in questo ottobre 2017.

Ma quell'incendio ebbe grandi effetti: cambiò le regole sul controllo del parco e ringiovanì il parco stesso che, come una fenice, rinacque più forte e rigoglioso.

Vorrei che questo capitasse anche sulle nostre montagne, sperando che non sia solamente una pia illusione.

(L'immagine in alto non è mia, è tratta dal web ed è stata scattata nell'ottobre del 2017 a Mompantero in Valsusa)



lunedì 30 ottobre 2017

Parco Naturale del Mont Avic - Salita al Rifugio Barbustel da Champorcher passando dal Col de La Croix


Una bella variante della salita al Rifugio Barbustel già indicata in questo mio post.
Da Hône si sale lungo la Valle di Champorcher fino al capoluogo. Arrivati a Champorcher (quota 1400 m) proseguire svoltando a destra verso Dondenaz. Si sale su strada asfaltata per raggiungere dopo circa 3,5 km le frazioni Petit e Grand Mont Blanc. Superatele si prosegue per un altro Km fino al sentiero che porta al lago Muffé, dove si arriva dopo una mezzora di camminata.

Si sale al Lago Muffé e si prosegue verso il colle de la Croix seguendo il sentiero 10C, dopo circa venti minuti si arriva ad un bivio dove si svolta a destra proseguendo sul sentiero 102.

Il sentiero prosegue fino a incontrare un paio di laghetti ormai riempiti di torba, molto suggestivi.
Proseguendo sulla destra salirete verso la Cima Piana, come descritto in questo mio altro posto, svoltando invece a sinistra arriverete fino al Col de La Croix da dove scenderete lungo il sentiero 10C fino ad incrociare il sentiero 5, qui potrete salire verso il rifugio Barbustel (in 5 minuti) o scendere verso Covarey.

Di sotto alcune foto e la mappa.

Buona escursione!







venerdì 13 ottobre 2017

The Collapsing Empire/ Il Collasso dell'Impero di John Scalzi


 


Il nuovo libro del mio amico John.
Ed è l'inizio di una nuova space opera!

The Collapsing Empire è infatti il primo libro di una x-logia (con x maggiore o uguale a 2), a cui seguirà (la data di pubblicazione è 16 ottobre 2018, dovete essere dei padawan pazienti!) The Consuming Fire.

Millenni nel futuro, l'umanità ha colonizzato molti mondi distanti tra loro decine o anche centinaia di anni luce.

Il livello tecnologico raggiunto è altissimo eppure la velocità della luce rimane una barriera invalicabile. Per viaggiare tra i sistemi stellari si usa il Flusso, una sorta di marea trans-dimensionale (l'autore evita accuratamente ogni descrizione dettagliata sulla fisica del flusso, limitandosi a trattarla come un qualcosa di esoterico sulla cui comprensione anche i 'fisici del Flusso' litigano tra loro). Per viaggiare tra le colonie umane bisogna cavalcare il Flusso, una immensa ragnatela cosmica che collega alcuni sistemi stellari tra di loro. Le colonie umane si sono sviluppate lungo gli snodi, come remote città nel deserto collegate da un grande fiume.
E non finisce qui: in tutta la sfera di influenza umana ci sono solo 2 mondi terrestri abitabili, la vecchia e inquinata Terra, ormai irraggiungibile dopo un cambio di direzione del flusso e un altro pianeta chiamato Fine (End, viva la fantasia! John sei il solito buontempone) che rappresenta il punto dove termina il flusso.

Tutte le altre colonie umane sono state costituite su pianeti ostili. Miliardi di essere umani vivono in immensi habitat sotterranei o su gigantesche stazioni spaziali, collegate ai pianeti tramite ascensori spaziali.
Questi mondi non sono autosufficienti, ma dipendono l'uno dall'altro. L'Impero si chiama infatti l'Interdipendenza ed è governato da un imperatore, un Imperox, che gestisce un delicato equilibrio tra una serie di litigiose gilde mercantili in lotta tra loro che regolano e lucrano sul traffico tra i vari sistemi.

Eppure il flusso non è eterno, come la perdita della Terra avvenuta millenni prima ha dimostrato e ora si sta 'seccando' come una foglia in autunno!

Una trama complessa che l'Autore, tesse poco a poco, con personaggi accattivanti, una prosa brillante e tanta ironia (e turpiloquio) condita, novità!, con un poco di sesso.
Un libro 'alla Scalzi' quindi, moderno nella sua impostazione e di gradevole lettura, come sempre accade per questo autore.

Dimenticavo: questa è un'opera di SF per femmine! le principali eroine (e antieroine) sono infatti tutte donne e sono tutte in gamba e disinibite.
Buona lettura!

Ecco infine la copertina del seuqel che, come ho scritto, uscirà il 16 ottobre


martedì 29 agosto 2017

Parco Naturale del Mont Avic - Da Covarey al Rifugio Barbustel


Difficoltà: media, su un terreno a tratti abbastanza impegnativo, il tratto sul sentiero 4 da quota 2000 m è esposto e panoramico
Dislivello: circa 1000 m, la salita dura circa 2.5-3 ore


Bella escursione in un circuito ad anello in un paesaggio molto suggestivo.
L'anello può essere percorso nei due sensi senza evidenti difficoltà. La mia scelta prevede la salita dal sentiero 5C e la discesa dal sentiero 4 ed è, a mio modesto giudizio, più rapida.

Dalla frazione Veulla, dove termina la strada regionale che sale da Champdepraz, si parcheggia (attenzione ai parcheggi, l'area a pagamento libero è 300 m più in basso nell'area camper) e si imbocca a piedi la strada poderale che porta fino alle località Magazzino e Serva Désot
Dall‘alpeggio si sale sul sentiero 5C sulla sinistra che, attraversato un bel bosco di conifere, immette sul pianoro del lago di Serva. Costeggiando il lago si sale lungo il sentiero (sempre il 5C) fino all‘alpe Cousse. I sentieri sono indicati chiaramente e proseguendo sui panettoni di roccia si arriva rifugio Barbustel, lasciandosi alla propria destra il Lac Blanc.

La discesa avviene lungo il sentiero 4 (le indicazioni sono anche qui chiare e facili da seguire), costeggiando inizialmente il suggestivo lago Vallette. Dopo essersi lasciate alle spalle il bivio per il Col de la Croix si scende lentamente su un bel sentiero panoramico, a tratti aereo, ma comunque ben protetto.

La discesa prosegue fino al lago Leser per scendere lentamente, sempre sul sentiero 4, fino a valle dove si incontra una strada poderale che, dopo aver riattraversato il torrente consete con una piccola risalita di tornare al parcheggio.




domenica 16 luglio 2017

Alamogordo - 72 anni fa

Sono passati 72 anni dal famoso, e sinistro, Test Trinity.
Il test Trinity avvenne negli Stati Uniti, nello stato del Nuovo Messico, il 16 luglio 1945. Per esigenze di segretezza la località scelta per la detonazione fu un poligono segreto nei pressi della cittadina di Alamogordo.

Ne parlo in dettaglio in questo post, buona lettura!

venerdì 14 luglio 2017

Anniversari: La Conquista del Cervino - 14 Luglio 1865


Il 14 luglio 1865 la cordata di Edward Whymper raggiunse la cima del Cervino partendo da Zermatt.
Whymper precedette di poche ore la cordata italiana guidata da Jean-Antoine Carrel.
Segnalo un bel video che riassume la conquista del Cervino.

giovedì 23 marzo 2017

La Cattedrale di Elgin, I Pilastri della Terra


Oggi scrivo di una amena località scozzese, Elgin, nella Scozia nord orientale tra Inverness e Aberdeen. Elgin è la capitale del whisky scozzese qui infatti la principale attività è la produzione del celebre liquore, grazie alle numerose distillerie che si trovano nell'area dello Speyside. 


Un must-see di Elgin è la celebre cattedrale diroccata: Nel 1390 Alessandro Stuart, figlio illegittimo del re, saccheggiò le città di Elgin e la incendiò, causando alla cattedrale danni tali da richiedere la completa ricostruzione del timpano occidentale, degli archi della navata, della torre centrale e del capitolo.

Nei primi anni della Riforma protestante la cattedrale non subì danni; venne però spogliata quasi interamente nel 1567. Nel 1630 crollò il tetto principale e nel corso dei due secoli successivi le pietre della chiesa vennero riciclate come materiale da costruzione, trasformando in un mero guscio vuoto quella che un tempo era stata chiamata la 'Lanterna del Nord'.













mercoledì 22 marzo 2017

Vaccini (e Imbecilli su Facebook)

Una delle tante immagini con false informazioni che circolano su Facebook sui vaccini. Questa, per fortuna, è ironica (fonte: IL POLEMISTA MISTERIOSO) 

Ho già scritto, in un post dal titolo eloquente - I 28 anni di Internet (e gli imbecilli su Facebook) - di come i social network ci stiano trasformando in una massa di beoti creduloni dove ad essere sacrificato è lo spirito critico, immolato sull'altare dei 'fatti alternativi' (Trump dixit!)

Un esempio di come la realtà dei fatti sia piegata alle realtà alternative è quella dei vaccini e della loro presunta pericolosità.
Cito qui il bell'articolo de L'amaca di Michele Serra del 21 Marzo:
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LA FRONDA anti-vaccini, nonostante ogni controdeduzione scientifica e statistica, tiene il punto, con solidi addentellati nel primo o secondo dei partiti italiani, il Movimento Cinque Stelle. Ben al di là della questione in sé (comunque grave per le ripercussioni che le scelte di pochi infliggono a molti), quello che sconforta è l’umore di fondo nel quale attecchiscono queste mattane: una diffidenza irriducibile a qualunque “verità ufficiale”, scientifica o politica o culturale o altro, nel nome di una specie di insorgenza controculturale molto selfie, autoprodotta e autocondotta. Il mondo visto come una losca trama di caste e consorterie, come una incrostazione di inganni, una frode ininterrotta, alla quale il solo rimedio da opporre è un rifiuto irriducibile, un rancore incolmabile.
Si dice che la crisi economica è la fonte evidente del malessere sociale.
È vero solamente in parte. C’è una fonte più profonda, un rattrappirsi dello spirito, uno sguardo gramo e sfiduciato sulla vita e sulle altre persone. C’è paura, soprattutto paura, sotto la crosta dell’aggressività: e questa non è una buona notizia, perché se anche la crisi economica allentasse la presa, la paura rimarrebbe a presidiare il campo, e a punire il novero infinito dei nemici, veri o immaginari.
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Il giornalista indica espressamente :

una diffidenza irriducibile a qualunque “verità ufficiale”, scientifica o politica o culturale o altro, nel nome di una specie di insorgenza controculturale molto selfie, autoprodotta e autocondotta.

esattamente quello che io, nel mio piccolo, ascolto e osservo ogni giorno dalle bacheche social alle chiacchiere da caffè.

martedì 21 marzo 2017

La Strana Guerra di Arrigo Petacco


Ho molto apprezzato questo saggio di Arrigo Petacco su quel particolare periodo storico che è noto ai posteri come La Strana Guerra, quei primi mesi di relativo immobilismo della seconda guerra mondiale dalla fine della campagna di Polonia, nel settembre del 1939, all'avvio delle operazioni in Francia, nel maggio del 1940.

Gli scenari politici di quel periodo erano molto diversi da quelli che si sarebbero sviluppati successivamente e che condussero alla caduta rovinosa del Reich Millenario, ma anche al collasso dei grandi imperi coloniali e in definitiva al tramonto dell'Europa come egemone sul teatro mondiale.

Per dirla con Petacco: quando Hitler e Stalin erano alleati e Mussolini stava a guardare.  

Petacco, con uno stile di scrittura semplice che rende la lettura gradevole, fa un excursus sugli eventi di questo periodo analizzando i fatti principali dei 9 mesi di Phoney War ('guerra finta' come la chiamarono gli inglesi) descrivendo la guerra tra Finlandia e Unione Sovietica, la conquista della Scandinavia da parte delle truppe della Wermacht e i preparativi per lo sfondamento sul fronte occidentale.

Il libro termina con la rovinosa rotta di Dunkerque del corpo di spedizione britannico e la sciagurata entrata in guerra dell'Italia. Nell'accompagnarci a comprendere i fatti di quei mesi ormai remoti l'autore descrive gli avvenimenti e i personaggi, dal traditore Quisling al tronfio Gamelin senza dimenticare l'astuto (o presunto tale) Mussolini.

Molto interessante la descrizione dei preparativi per l'invasione della Francia che videro l'esercito francese, comandato da una casta di generali sclerotici e presuntuosi, collassare in soli tre giorni e mezzo contro le truppe della dinamica leva dei  generale Guderian e Rommell.

Un bel saggio storico, una vera chicca per il lettore interessato agli eventi politici del XX secolo. 



venerdì 17 marzo 2017

K2. Bonatti Contro Tutti


Qualche giorno fa è andato in onda, su Rai Storia, un interessante documentario sulla ben nota porcheria del K2, guidata da quel fascista di Ardito Desio.

Un documentario che è la storia di una piccola Italia fatta di personaggi meschini e traditori.
Ma è anche la storia di un grande italiano, Walter Bonatti, che ha saputo tenere duro per decenni e dimostrare la propria grande forza morale.
Come dice bene Paolo Mieli alla fine del video documento, questa vicenda è un esempio di come i meriti e i diritti dei giovani siano molte volte calpestati dalla 'classe dominante'.

Segnalo il link della Rai, dove il video è disponibile.


Buona visione!

domenica 12 marzo 2017

I 28 anni di Internet (e gli imbecilli su Facebook)


I 28 anni di Internet dunque. Il 12 marzo 1989 lo scienziato britannico Tim Berners-Lee distribuì un documento ai suoi colleghi del CERN intitolato "La Gestione delle Informazioni: Una Proposta" relativo ad un problema pratico della sua organizzazione: il CERN già allora disponeva di grandi quantità di preziose informazioni memorizzate ovunque (quelli che oggi chiamiamo Big Data).

Tim Berners-Lee affermava che sarebbe stato molto più facile recuperare queste informazioni se fossero state tutte collegate tra loro in modo da essere accessibili da qualsiasi computer. Così raccomandò la creazione di un sistema ipertestuale in rete per gestire la mole di dati disponibile.
Era nata Internet, almeno concettualmente, e la crescita sarebbe stata impetuosa come tutti sappiamo.

Evidenzio questo aspetto: Internet era nata come 'strumento' per condividere 'dati' ovvero conoscenze. Un mezzo dunque implicitamente adatto per l'accesso 'democratico' all'informazione, con la possibilità garantita a chiunque di acquisire la conoscenza che cerca (ecco dunque che l'accesso a internet è sempre limitato o interdetto nei regimi non democratici).

Questo in teoria, ma la realtà delle cose non è mai semplice.
Trascurando il digital divide (ovvero la possibilità dell'individuo all'accesso effettivo alle tecnologie dell'informazione, senza limitazioni tecnologiche e/o di altro genere) rimane molto forte il problema della qualità delle fonti d'informazione controbilanciato, in una certa misura, dalla pluralità delle fonti stesse. Proprio la diversità delle fonti disponibili permetterebbe all'individuo di maturare una conoscenza (e un'opinione) libera dai condizionamenti esterni, filtrando il pescato dal mare di informazioni.

Pensate a Wikipedia, l'enciclopedia libera, una fantastica raccolta di documenti ipertestuali i cui contenuti sono sviluppati e aggiornati dagli utenti stessi e memorizzati in database accessibili a tutti. Proprio questa pluralità di editor garantisce, o garantirebbe, una certa imparzialità del contenuto informativo.

Poi sono arrivati i social network e tutto è cambiato, in peggio.
Con i social media, facilmente accessibili dai nostri cellulari (curioso: esistono app per Facebook, Twitter, Instagram, ma non per Wikipedia) siamo scesi ad un livello molto più basso: non siamo noi a cercare le informazioni, sono loro che vengono da noi!
E questo, a mio modesto modo di vedere, è un danno: viene meno infatti il 'confronto' e trionfa l'auto-referenzialità.

Sono infatti gli algoritmi di ricerca che presentano nelle nostre 'bacheche' solo le notizie che ci interessano e verso le quali siamo più ricettivi (è una semplice correlazione con i nostri 'like' precedenti). Si creano dunque dei circoli viziosi dove i social network arrivano a NUTRIRE i nostri pregiudizi fornendoci solamente le informazioni che siamo in grado di recepire, o meglio, che abbiamo dimostrato di saper recepire.

Internet, lo strumento capace di fornirci le informazioni dell'intero scibile umano, usato per trasformarci in una tribù globale di beoti.

Un ritorno ad un mondo arcaico fatto di superstizione e di miti, quasi tribale, dove ci muoviamo all'interno di un clan dove accettiamo solo i nostri 'pari', coloro che la pensano come noi, e disprezziamo, diventando 'haters' o 'trolls', tutto il resto del mondo.

Per concludere Internet è stato e continuerà ad essere un formidabile strumento di 'democratizzazione' favorendo la circolazione di nuove idee e di nuovi punti di vista, garantendo a molti l'accesso a informazioni altrimenti non raggiungibili.
Allo stesso tempo questo mezzo di informazione, che per sua natura è mutevole e adattativo, può rappresentare un potente strumento di 'imbarbarimento' che pochi individui o gruppi possono sfruttare per piegare la volontà delle masse.

sabato 11 marzo 2017

All'ultimo Respiro!


2 a 1 al 97'! 
Una vittoria molto importante, con un rigore controverso, che avvicina ancora di più il sesto scudetto consecutivo!
Ma prima del rigore quanta sofferenza!

Stefano Bonaccini: Si va verso lo stralcio del piano di abbattimento dei lupi


Trovano ulteriori conferme le notizie riportate il mese scorso.
Secondo quanto dichiarato da Stefano Bonaccini, Presidente della Conferenza delle Regioni, le uccisioni controllate saranno quasi certamente stralciate dal Piano di conservazione e gestione del lupo che sarà deciso nella riunione Stato - Regioni del prossimo 30 marzo.

Vedremo chi la spunterà, i 'licomaniaci' o i 'naturalisti cacciatori'.

giovedì 9 marzo 2017

Una Stazione Spaziale Intorno alla Luna!

Fonte: http://russianspaceweb.com
Tra i tanti possibili progetti che le agenzie spaziali di mezzo mondo hanno in programma, uno risulta particolarmente suggestivo: la costruzione di una stazione spaziale in orbita intorno alla Luna.
Si tratta di un’idea che è in circolazione da decenni e prevede un passo ulteriore con nuove importanti sfide rispetto alle precedenti stazioni quali lo Skylab, la MIR e la ISS perché questa stazione non godrebbe dello scudo protettivo dell’atmosfera terrestre, ma si troverebbe esposta alle tempeste solari e alle radiazioni cosmiche extrasolari tipiche dello spazio profondo.
Il progetto di una stazione spaziale cislunare (ovvero in orbita tra la Terra e la Luna)  è un vero banco di prova per le successive esplorazioni e il grande balzo verso Marte. Il progetto non è esente da critiche ed è evidente la sua valenza politica. Una delle principali difficoltà del progetto è infatti di natura decisionale perché  gli interessi delle differenti agenzie spaziali governative su questo progetto non collimano interamente.

La NASA in particolare sta valutando diverse opzioni di esplorazione con volo umano oltre l’orbita terrestre bassa per accedere alle orbite cislunari, ovvero all’interno del sistema Terra Luna, come passo intermedio verso le esplorazioni umane a lungo raggio, in particolare verso Marte.
Una delle opzioni in valutazione consiste nello sviluppo di un elemento (o insieme di elementi) in orbita tra Terra e Luna da impiegare come un avamposto per lo stoccaggio di materiali e risorse utili per le missioni esplorative nello spazio profondo. Tra gli aspetti di studio ci sono quindi la valutazione delle traiettorie migliori che permettano di ridurre al minimo il consumo di carburante. 
L’idea è quella di posizionare l’avamposto in un orbita ( definita NRHO, acronimo di Near Rectilinear Halo Orbit) fortemente eccentrica che si estenderebbe fino a 70mila chilometri dalla Luna nel suo punto più lontano e si avvicinerebbe fino a 1500 chilometri al più vicino. 
L’orbita NRHO consentirebbe alla stazione un notevole risparmio di propellente (utile per correzioni orbitali) e consentirebbe alla luce solare di raggiungere sempre i pannelli solari della stazione, inoltre la stazione spaziale sarebbe sempre in linea di vista con le stazioni di controllo sulla Terra.
La stazione impiegherebbe una settimana per fare un giro intorno alla Luna in tale orbita, l'avamposto sarebbe comunque in grado di manovrare per altre destinazioni in futuro.
Un’orbita di questo tipo consentirebbe alla Orion della NASA di avvicinarsi facilmente in caso di emergenza. Tuttavia, un’orbita di questo genere non sarebbe la migliore per i veicoli diretti alla superficie lunare che dovrebbero impiegare una maggiore massa di propellente rispetto alle orbite più vicine alla Luna.
Per ora di concreto non esiste ancora nulla, ma le discussioni sull’argomento non mancano. Nei mesi scorsi, gli addetti ai lavori di cinque agenzie spaziali governative hanno tenuto una riunione dietro le quinte a Tsukuba, in Giappone, in casa del JAXA, la NASA giapponese, dove il progetto della stazione cislunare è stato preso in considerazione.
Secondo l'ultimo progetto discusso in Giappone la stazione comprenderebbe una coppia di moduli abitativi costruiti da Europa e Giappone, un modulo di alimentazione e di propulsione costruito dagli Stati Uniti, un modulo di camera di compensazione russa e il braccio robotico canadese. 
Sulla base dell'esperienza acquisita durante il programma ISS, il sistema di supporto vitale della stazione cislunare sarà caratterizzato da una tecnologia completamente "a circuito chiuso", in grado di riciclare tutte le sue risorse, quali acque reflue e ossigeno.
Si sta anche valutando l'aggiunta di una piattaforma a 360° gradi con più finestre, consentendo agli astronauti di godere dei panorami lunari, proprio come oggi gli equipaggi della ISS osservano la Terra attraverso le finestre panoramiche del modulo cupola.

Tutto questo per ora rimane sulla carta, restano infatti da superare importanti ostacoli per ottenere il sostegno politico (ed economico) di una tale impresa. I proclami che arrivano dalla Casa Bianca vedono per ora un Trump impegnato a mantenere le promesse elettorali e non è ancora chiaro quale sarà la nuova visione per il programma di volo spaziale umano della NASA. 
Inoltre i partner internazionali non condividono alcuni degli obiettivi del progetto. La Russia, per esempio, insiste affinché la stazione sia focalizzata sull’esplorazione della Luna e non come un banco di prova per una missione su Marte, come ribadito dalla NASA. 
Durante l'ultimo incontro a Tsukuba, i funzionari russi hanno proposto un progetto alternativo dell'avamposto finalizzato al ritorno sulla Luna. Roskosmos in particolare sta valutando soluzioni alternative per l’orbita dell’avamposto, con particolare interesse ad un’orbita lunare bassa.
Per far fronte a possibili disaccordi la NASA ha promesso di studiare come adattare l'avamposto per entrambe le attività. Una soluzione potrebbe essere mantenere alcune delle infrastrutture in prossimità della Luna in modo permanente, mentre altri pezzi potrebbero poi essere staccati per andare su Marte o altre destinazioni dello spazio profondo.
Secondo i piani attuali, l'avamposto cislunare potrebbe diventare una realtà nella seconda metà degli anni 20 ed è considerato come il primo passo per missioni umane nello spazio profondo verso gli asteroidi, le lune di Marte e, infine, la superficie di Marte negli anni 30.

Resta inoltre da definire come trasportare da terra tutto il materiale che sarà necessario: anche se tutti i componenti chiave della stazione dovranno essere consegnati dal nuovo SLS della NASA, rimane aperta la questione di come effettuare le missioni cargo, che saranno necessarie per sostenere gli equipaggi durante le missioni. 
Anche se nessuna decisone è stata ancora presa è possibile ipotizzare che le agenzie potrebbe voler esternalizzare la logistica dei rifornimenti ai vari imprenditori che metterebbero a disposizione i propri veicoli di lancio e veicoli spaziali. In un tale scenario, le aziende statunitensi come SpaceX e Orbital ATK potrebbero avere grandi vantaggi, grazie alla loro esperienza nella fornitura di carico alla ISS (Dragon e Cygnus) e ci sarebbe ciccia anche per i consorzi europei con l’ATV.

Infine è di queste settimane la notizia che SpaceX ha intenzione di inviare, nel 2018, una coppia di turisti in una missione attorno alla Luna con una capsula Dragon, lanciata dal razzo Falcon Heavy.

Anche se molti ritengono la data del 2018 non realistica per il completamento della missione, il razzo e il veicolo spaziale potrebbero maturare in tempo per sostenere avamposto cis-lunare. Il razzo Falcon Heavy è infatti in grado di fornire più della metà del carico utile trasportato dal razzo SLS della NASA.

sabato 4 marzo 2017

Bonatti: la Passione per il Rischio e l'Avventura


Walter Bonatti è stato oltre che un grande scalatore (se non IL più grande), anche un grande comunicatore, non tanto per la forza della sua ars oratoria (genuina, ma forse di altri tempi), ma per la validità dei contenuti che sapeva esprimere.

Oggi voglio condividere una vecchia intervista di Enzo Biagi a Walter Bonatti. Il filmato è del 1983 e l'ho scovato su youtube.


Intervista che mi è piaciuta molto per i concetti qui espressi da Bonatti e che si possono trovare anche nei suoi libri. Dedicategli 10 minuti.

Ecco un riassunto dei primi minuti dell'intervista:

[Mi spinsero a lasciare la fabbricail rischio e l’avventura. Ecco, si potrebbe, da questa premessa, pensare che io ne ho fatto un mestiere del rischio, in verità non è così. Per me il rischio e l’avventura, sono stati una passione, un bisogno di spazio intorno a me, un bisogno di libertà; un bisogno di dialogare con me stesso oltre che con l’ambiente in cui mi muovevo. 
Le componenti sono tante, però credo che quelle fondamentali siano state queste, che mi hanno dato la spinta di lasciare il gruppo e la città per i grandi vuoti, i grandi spazi, pieni però di elemento vitale per me, di avventura. 

Lì per lì sembrerebbe una cosa da matti pensare di trarre piacere da queste condizioni, ma in realtà è un misurarsi, un confrontarsi. Il piacere non avviene sempre durante, viene soprattutto prima. Ecco io potrei dire che il piacere più grande che ho provato accingendomi ad un’avventura è stato quello di averlo concepito. 
Nell’attimo in cui ho concepita questa cosa l'ho fatta mia era un mio figlio, era una mia creatura che ho portato avanti ed è stato l’attimo più importante. Poi c’è stata la realizzazione che è stata la materializzazione di un qualche cosa che era già in me e poi naturalmente c'è anche il ricordo. 

venerdì 3 marzo 2017

El Capitan, La Parete Infinita


El Capitan è una parete alta 910 metri nel Il Parco nazionale di Yosemite in California.
Questo monolito di granito, uno dei più grandi di tutto il mondo, è una delle pareti più interessanti al mondo per gli scalatori (e base jumper) e domina la valle dello Yosemite da 100 milioni di anni.

Venne così chiamato dal Battaglione Mariposa che nel 1851 esplorò la valle. Corrisponde ad una approssimativa traduzione, in spagnolo, del termine usato dai nativi americani per indicare la parete.
La sommità è raggiungibile con un'escursione lungo un sentiero che costeggia le Yosemite Falls oppure scalando la parete, sono infatti presenti decine di vie di accesso con proprie denominazioni, ma tutte lunghe ed estremamente difficili.

El Capitan fu scalato per la prima volta alla fine degli anni '50. Il record di scalata attuale è di meno di 3 ore!

L'impressionante parete in una mia foto del 2004
Ed ecco un bellissimo video della parete (fonte wikimedia)


domenica 26 febbraio 2017

Carnevale di Ivrea


E anche quest'anno il nome della mugnaia era noto ben prima della proclamazione delle ore 21 del sabato sera.
Congratulazioni a Domenica Venditti,  mugnaia del 2017

mercoledì 22 febbraio 2017

22 febbraio 1965: Walter Bonatti vince in solitaria la Nord del Cervino: un'impresa entrata nella leggenda

foto tratta da http://www.direzioneverticale.it/walter-bonatti-addio-alpinismo-cervino.htm

Oggi ricorre l'anniversario della scalata di Walter Bonatti alla parete Nord del Cervino,  forse la più grande impresa di alpinismo in solitaria di ogni tempo.

Bonatti riuscì ad aprire in cinque giorni di scalata una nuova via in solitaria invernale sulla parete nord del Cervino, sommando così in un'unica scalata tre diversi exploit: la prima ascesa in solitaria della parete, la prima salita invernale della stessa e l'apertura di una nuova via.

La vicenda è nota ai più e non starò qui a ripetere i dettagli di quell'incredibile conquista, mi limito a ricordare come Walter, oltre ad essere stato (probabilmente con Messner) il più grande alpinista di ogni tempo, svetti tra i tanti campioni di questa disciplina per la coerenza e forza morale che lo hanno reso, al di là dei meriti sportivi, un grande esempio per tutti noi capace inoltre di lasciare un bel ricordo di sé in tutti noi che amiamo l'aria fine, i grandi orizzonti e la vertigine delle montagne.

Concludo segnalando un paio di articoli interessanti sull'argomento:

Walter Bonatti vince in solitaria la Nord del Cervino: un'impresa entrata nella leggenda

50 anni addio alpinismo Walter Bonatti – Addio alpinismo Cervino

martedì 21 febbraio 2017

Il Destino Delle Alpi


Oggi riprendo un articolo uscito su Le Scienze, dal titolo "Il destino delle Alpi: poca neve e inverni brevi", dove si riportano i risultati di uno studio realizzato da un gruppo di ricercatori svizzeri.

Secondo quanto riportato entro il 2100, la copertura nevosa delle Alpi diminuirà di una percentuale variabile tra il 30 e il 70 per cento, a seconda di come procederà nei prossimi decenni il riscaldamento globale, e la stagione invernale si accorcerà di 15-30 giorni.

Lo rivela un nuovo studio climatologico svizzero, sottolineando il forte impatto di questo mutamento sulle attività turistiche che dipendono dagli sport invernali.

Lo studio si concentra sugli effetti economici del riscaldamento globale, si afferma infatti che la durata della stagione invernale tenderà sempre più ad accorciarsi: il suo inizio sarà infatti ritardato di un periodo tra due settimane e un mese. Per gli amanti degli sport invernali, ciò si tradurrebbe nell’impossibilità di praticare lo sci al di sotto dei 2500 metri di quota.

Mi vengono in mente i ragionamenti portati avanti dal consorzio Alplinks di cui ho già scritto in un precedente post.

Quello che a me preoccupa di più è invece la montagna brulla, senza ghiacciai e senza neve che lasceremo ai nostri figli e nipoti.

La mappa delle Alpi con le altitudini (Fonte wikimedia.org)

venerdì 17 febbraio 2017

Pagaiando sul Kilauea


Molti conoscono la Chains of Craters Road, della Grande Isola di Hawaii.

la Chain of Craters road un tempo rappresentava l'ingresso costiero della costa per chi proveniva da sud-est lungo la route 130. I flussi lavici iniziati nel lontano 1986 chiusero parte della strada e pertanto oggi la strada è percorribile solo parzialmente fino all'Holei Sea Arch (un arco di roccia naturale alto 30 metri a picco sul mare). La cosa notevole è che la colata lavica è ancora in atto ed è possibile osservare la lava tuffarsi in mare.


Arrivando al termine della strada all'Holei Sea Arch, si possono ammirare le scogliere e i calanchi a picco sul mare, creati da una naturale primordiale, bella e terribile.

Da qui si può ammirare il tramonto in riva al mare per poter osservare il 'glow', il bagliore della lava che si butta nell'oceano; 

Ma c'è ha fatto di peggio, anzi di meglio, e ha deciso di pagaiare direttamente verso il punto dove la lava si butta nel mare. Alcuni Kayaker hanno optato per una 'gita turistica' direttamente alle bocche del vulcano Kilauea.

Nel sito web del fotografo protagonista, Alexandre Socci, trovate alcune foto fantastiche!!:


Star Wars Episodio 8. L'Ultimo o Gli Ultimi?


Un argomento leggero per oggi: come si traduce in italiano il prossimo film di Guerre Stellari? Il titolo in lingua originale è Star Wars - The Last Jedi.
E nella lingua di Dante?
Jedi non ha plurale in inglese, pertanto sorge una domanda spontanea: quanti saranno questi ultimi Jedi? uno? Come dopo la morte di Yoda? O due, come i Sith?

Sembra che nel titolo italiano l'opzione vada per il plurale. E dunque eccolo il titolo per l'Italia: Gli Ultimi Jedi.

giovedì 16 febbraio 2017

Storico Carnevale di Ivrea


Vivo a Ivrea da venti anni ed ho sempre vissuto il Carnevale ‘dal di dentro’.
Ma l’atmosfera del carnevale l’ho respirata (nel vero senso della parola, un misto di arance e cacca di cavallo che ogni turista ricorda) fin da quando ero bambino e mio padre, impiegato e stella d’oro Olivetti, mi portava a vedere la Battaglia delle Arance.

Battaglia che poi ho ‘combattuto’ per anni in prima persona.

‘Combattere’ e ‘battaglia’ fa un poco ridere anche se molta gente qui la prende davvero sul serio.

Semel in anno licet insanire, ovvero una volta l'anno è lecito impazzire. Questo proverbio spesso legato alla celebrazione del carnevale, ricorda come ogni anno in questo periodo tutti sono autorizzati a non rispettare le convenzioni religiose e sociali, a comportarsi quasi come se fossero altre persone. Qui a Ivrea si dice spesso che durante il carnevale il padrone tiri arance con l’operaio, in un temporaneo annullamento dello status sociale, ma è solo apparenza in realtà le differenze rimangono nette, sono semplicemente travestite da carnevale, e anzi sono ingigantite. Questo non deve stupire, in fondo il carnevale storico è una trasposizione di eventi realmente accaduti, filtrati nel trascorrere dei secoli.
Ecco dunque che il popolo rimane a combattere nella pauta e l'intellighenzia continua a guardate tutti da cavallo. Eppure alcune figure mitiche della tradizione, stratificate dal trascorrere di diverse vicende,  sono cambiate, diventando un ambito premio per chi ogni anno le reincarna:

  • Diventare Mugnaia significa assurgere ad un empireo degno di poche elette.
  • Diventare Generale è un segno del proprio successo sociale.


Girando per il centro in questi giorni già si percepisce l’atmosfera carnevalesca: I colori delle bandiere e delle insegne, il profumo del vin brulé e il tanfo dei camioncini con le piattaforme aeree piazzati alla bell’e meglio per le vie, impiegati dagli aranceri per arrampicarsi su su fino in cielo ad appendere le nuove, sempre vecchie, insegne della propria squadra.

Scacchi, Picche, Arduini, Morte, Credendari, Mercenari, Diavoli, Pantere e, orgogliosi del proprio isolamento nel rione al di là del fiume, i Tuchini.


Riporto un video con riprese aeree realizzate con drone l'ultima domenica prima del carnevale. Le immagini sono suggestive, ma se non avete mai visto il carnevale di Ivrea sappiate che sono NULLA rispetto a quanto osserverete durante la battaglia delle arance. 
Cosa aspettate a venire a Ivrea?






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