Le immagini di questi giorni sugli incendi nel mio Canavese e nel resto del Piemonte creano tristezza e rabbia.
Preferisco non pensare alle cause che hanno portato a questi incendi - io non ho paura degli incendi dolosi, ma temo l'incuria, la stupidità e l'indifferenza dei molti che frequentano montagne e boschi lasciando rifiuti di ogni genere e di certo trascurando gli effetti di fiamme libere o di fuochi di sterpaglie lasciati senza controllo - e voglio pensare a quanto accadde nel 1988 nel Parco di Yellowstone, negli Stati Uniti.
L'incendio ebbe inizio per cause naturali nel mese di giugno 1988 e si protrasse per settimane e mesi. Quella fu l’estate più secca da oltre un secolo e i venti impetuosi alimentarono gli incendi che si propagarono in maniera incontrollata.
Le autorità del parco presero una decisione drastica: lasciar fare alla Natura, limitandosi a proteggere i pochi esseri umani, mentre gli animali dovettero cavarsela da soli.
Le autorità del parco presero una decisione drastica: lasciar fare alla Natura, limitandosi a proteggere i pochi esseri umani, mentre gli animali dovettero cavarsela da soli.
Quell'incendio durò per due interminabili mesi e fu il più grave nella storia del parco: andarono in fumo 3200 Km quadrati di foreste, pari al 36% dell'intero parco.
3200 Kmq sono un'area enorme, sono 320mila ettari, un paio di ordini di grandezza più grandi degli incendi in Piemonte in questo ottobre 2017.
Ma quell'incendio ebbe grandi effetti: cambiò le regole sul controllo del parco e ringiovanì il parco stesso che, come una fenice, rinacque più forte e rigoglioso.
Vorrei che questo capitasse anche sulle nostre montagne, sperando che non sia solamente una pia illusione.
(L'immagine in alto non è mia, è tratta dal web ed è stata scattata nell'ottobre del 2017 a Mompantero in Valsusa)